Pierangelo Maurizio: “Ecco chi erano i riservisti altoatesini del battaglione Bozen"

Secolo d'Italia INTERNO

“Si continua a fare una grande confusione su queste vicende. La frase di La Russa è piuttosto imprecisa, la realtà dei fatti essenzialmente è questa: in via Rasella a essere massacrati dalla bomba del Gap del partito comunista sono stati i poliziotti aggregati a questo battaglione Bozen, quindi 'riservisti' (Secolo d'Italia)

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Ignazio La Russa l’ha fatto di nuovo: il presidente del Senato non perde occasione per sminuire e mistificare la storia della Resistenza e dell’antifascismo, ricordando a tutti, invece, la sua biografia e la narrazione a cui l’ha consacrata. (Il Fatto Quotidiano)

Nonostante in tribunali italiani lo abbiano considerato un "atto di guerra legittimo", l’assalto al battaglio Bozen è stato definito dalla storica di sinistra Anna Rossi Doria (nuora di Leone Ginzburg, ucciso a Regina Coeli dalle SS) "il caso paradigmatico italiano di memoria divisa più rilevante della nostra storia". (QUOTIDIANO NAZIONALE)

In questi giorni abbiamo sentito molto parlare dell'attentato di via Rasella a Roma avvenuto nel pomeriggio del 23 marzo 1945, nel centro di Roma e dell'eccidio delle Fosse Ardeatine del 24 marzo 1944, che seguì l'agguato dei partigiani. (Focus)

Fu l’azione più importante della Resistenza romana e non ha mai smesso di suscitare polemiche. Il 23 marzo 1944 alcuni partigiani comunisti fecero esplodere un ordigno collocato su un carretto della nettezza urbana in via Rasella, una parallela di via del Tritone, nel centro della Capitale. (Corriere della Sera)

«Vorrei che, al termine del mio mandato, avessimo fatto un piccolo passo in avanti sulla pacificazione e nessuno mi venga a dire che non ce n’è bisogno». L’obiettivo del gotha di Fratelli d’Italia era già chiaro a dicembre, prima della doppia esternazione della premier Meloni e del presidente del Senato la Russa sulle fosse Ardeatine e sull’attentato di via Rasella. (Il Manifesto)

Via Rasella, La Russa il revisionista Massimiliano Panarari (La Stampa)