Covid, con l'infezione c'è anche il rischio di sviluppare forme di diabete

leggo.it SALUTE

L'infezione virale può indurre insulino-resistenza e quindi deteriorare la normale funzionalità β-cellulare, alterazioni che possono portare ad iperglicemia persistente di varia gravità anche dopo la guarigione.

Il diabete, si sa, è una delle patologie che possono causare una forma grave di Covid.

Leggi anche > Covid, Pregliasco: «La variante Delta è tra noi, ma i numeri sono sottostimati». Per long Covid si definiscono le conseguenze a lungo termine, più o meno gravi, dell'infezione da SARS-CoV-2. (leggo.it)

Ne parlano anche altre fonti

Il diabete e il prediabete possono essere alcune delle conseguenze a lungo termine del Covid 19. (gonews)

La scoperta arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista “Nature Metabolism” e sviluppata dall’ospedale Sacco, Ospedale San Paolo e dall’Università degli Studi di Milano con un team internazionale coordinato dal professore Paolo Fiorina che annovera fra i partner anche l’Università di Pisa e la Harvard Medical School. (Dire)

Il ruolo delle citochine e della sub-infiammazione nella genesi dell’insulino-resistenza nell’obesità e nel diabete di tipo 2 è una linea di ricerca già seguita dal dottor Giuseppe Daniele insieme al professore Franco Folli ed altri, in studi condotti a San Antonio, Texas, USA. (emergency-live.com)

Le recenti conclusioni dello studio riportato sulla rivista ‘Nature Metabolism’, dunque, gettano le basi per ulteriori approfondimenti circa le conseguenze a lungo termine dell’infezione da coronavirus. (Informazione Oggi)

Lo studio dimostra per la prima volta la correlazione tra l’infezione il maggior rischio di sviluppare il diabete Uno studio degli ospedali Sacco, San Paolo e delle Università di Milano e Pisa dimostra una correlazione tra l’infezione da coronavirus e il rischio di sviluppo di insulino-resistenza, anche una volta guariti. (La Stampa)

La scoperta arriva da una ricerca pubblicata sulla rivista “Nature Metabolism” e sviluppata dall’ospedale Sacco, Ospedale San Paolo e dall’Università degli Studi di Milano con un team internazionale coordinato dal professore Paolo Fiorina che annovera fra i partner anche l’Università di Pisa e la Harvard Medical School. (PisaToday)