Georgia: proteste dopo il no del parlamento alla riforma elettorale

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A favore della riforma però hanno votato solo 101 dei 113 deputati necessari.

Almeno ventimila persone hanno sfilato davanti al parlamento georgiano a Tbilisi per protestare contro la mancata approvazione della riforma elettorale.

Spaccata la coalizione di governo, Sogno Georgiano, mentre le opposizioni hanno votato compatte a favore.

La riforma elettorale era stata una delle poche concessioni dopo le proteste dello scorso 20 giugno, in occasione del forum dell'Assemblea interparlamentare sull'ortodossia, organizzazione che unisce i paesi accomunati dalla confessione cristiana ortodossa. (Euronews Italiano)

Su altri media

- MOSCA, 18 NOV - Gli attivisti dell'opposizione georgiana hanno di fatto bloccato il palazzo del parlamento a Tbilisi con lucchetti alle porte e sacchetti di sabbia sulle strade di accesso. Il ministero degli Interni ha avvertito i manifestanti di sbloccare gli ingressi entro 30 minuti. (La Nuova Sardegna)

Lo riporta Interfax. Nonostante tutto, diverse decine di manifestanti sono tornate davanti al Parlamento, circondate da centinaia di agenti di polizia. (Corriere del Ticino)

Nel giugno scorso in risposta a proteste di piazza il leader di Sogno georgiano Bidzina Ivanishvili aveva promesso la transizione ad un sistema pienamente proporzionale senza poi rispettare quanto dichiarato. (Osservatorio Balcani e Caucaso)

L’alternativa per il Sogno georgiano, almeno per il momento, sembra essere quella di fare un passo indietro e riformare il sistema elettorale in vista del 2020. Con i manifestanti che picchettano gli ingressi del parlamento per bloccarne le attività, un compromesso sembra l’unica via percorribile. (East Journal)

Gli scandali e le polemiche mettono in discussione la strettissima connessione tra la Chiesa ortodossa e la politica statale in Georgia che dura da almeno 25 anni. Solo scandali, scandali e tentativi di destabilizzare il Paese”. (AsiaNews)

Il leader del partito di opposizione Nuova Georgia, Giorgi Vashadze, ha detto che la protesta andrà avanti fino alle dimissioni. L’alternativa per il Sogno georgiano, almeno per il momento, sembra essere quella di fare un passo indietro e riformare il sistema elettorale in vista del 2020. (Il Valore Italiano)