Il ministro vieta i cellulari in classe. I sindacati: "Così aumenta il lavoro"

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QUOTIDIANO NAZIONALE INTERNO

"Via i cellulari dalle classi nelle ore di lezione". La proposta del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara farà certamente discutere, sia nelle scuole che all’interno delle famiglie. Perché non solo è in forte aumento la dipendenza dei giovani dai rispettivi device, ma numerosi insegnanti segnalano anche l’eccessiva apprensione dei genitori, che grazie al cellulare vogliono tenere sotto controllo le presenze e il rendimento dei propri figli a scuola; in diverse scuole (anche superiori) si è notato il fenomeno di studenti che corrono al cellulare per notificare ai genitori il loro arrivo in classe e i voti ricevuti. (QUOTIDIANO NAZIONALE)

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Il ministro: "In Italia ci sono 364.101 percettori di reddito di cittadinanza nella fascia tra i 18 e i 29 anni" "In Italia ci sono 364.101 percettori di reddito di cittadinanza nella fascia tra i 18 e i 29 anni. (Adnkronos)

Ha avuto il plauso dei presidi, degli insegnanti e dei genitori, il ministro Valditara. È altrettanto noto che i più furbi, durante le verifiche scritte, utilizzano i cellulari per trovare le soluzioni, magari le versioni di latino e greco già tradotte o gli esercizi di matematica già fatti. (Secolo d'Italia)

Innanzitutto il leghista è tornato sulla questione del Reddito di Cittadinanza, che sarà abolito dal 2024 per chi è in condizione di lavorare. Valditara: reddito di cittadinanza paghetta immeritata (Tecnica della Scuola)

Smartphone vietati in classe, la psicologa: “Assurdo, meglio usarli come strumenti per insegnare” La proposta è arrivata dal ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. L’obiettivo dovrebbe essere quello di consentire ai ragazzi di concentrarsi meglio nello studio. (Fanpage.it)

Prosegue dritto sulla via del rigore il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che sui social raccoglie le critiche per alcune dichiarazioni in cui, rilanciando i lavori socialmente utili da comminare agli studenti violenti, esalta «l'umiliazione» come fattore fondamentale di «crescita». (Gazzetta di Parma)

“Si parte da una considerazione. Un Paese bloccato dagli anni 50 agli anni 60 è riuscito a garantire un ascensore che si è poi bloccato. Oggi la nostra società è classista. Una società che non permette di tirare fuori le capacità che ognuno di noi ha dentro”. (Orizzonte Scuola)