Un 25 aprile ostaggio degli estremisti che rinnegano Ue, Israele, Ucraina e Nato

Quotidiano del Sud INTERNO

Minuti per la lettura Mai come in questo 25 aprile appare ostaggio di intolleranti ed estremisti che hanno creato un clima che stravolge il senso più profondo della festa della Liberazione Mai come quest’anno, il 25 aprile si svolge nel segno dell’intolleranza e dell’estremismo, in un clima che stravolge il senso più profondo della festa della Liberazione. Ancora ieri mattina si è svolto un presidio di studenti universitari dinanzi alla sede dell’ateneo Federico II, a Napoli, dopo che per una settimana gli studenti hanno occupato la sede del rettorato protestando contro i programmi di collaborazione scientifica in corso tra lo storico ateneo napoletano e le università israeliane. (Quotidiano del Sud)

Se ne è parlato anche su altri media

Nessun tricolore sventolava per le strade di Milano e, se c'erano, erano talmente poche da non notarsi nel mare di bandiere dello Stato mediorientale (ilGiornale.it)

Non solo i partigiani delle formazioni comuniste tanto care all'ANPI, ma anche i partigiani cristiani, quelli liberali, anticomunisti, monarchici (tra i quali la medaglia d'oro Edgardo Sogno), senza tralasciare l'importante contributo dato dal Regio Esercito che si era ricostituito a Brindisi e aveva avuto il battesimo del fuoco nella battaglia di Montelungo. (La Pressa)

Tra posizioni antisioniste, referendum sul Jobs Act, attacchi alla Nato, rievocazione delle fogne, quello che è andato in scena ieri rappresenta il peggior campionario della sinistra italiana. (ilGiornale.it)

Il 25 aprile potrebbe essere la festa di tutti. Ma...

Opera scritta, musicata e accompagnata dalla zelante propaganda dei gazzettieri e dei salonisti del libro. Il brillante risultato è stato ottenuto con un sistematico lavoro di demolizione del (fu) messaggio comune, con l’espulsione dell’avversario dal momento simbolico. (Liberoquotidiano.it)

Ieri in tutta Italia è andato in scena il Coachella dei ProPalestina, dei movimenti transfemministi, dei movimenti per il clima, dei maranza in Duomo, di quelli che urlano al megafono l’augurio che qualcuna venga stuprata «come il 7 ottobre», degli intellettuali col monologo, di quelli con la campagna elettorale personale da portare avanti, di quelli che «bellissima piazza» quando dall’altro lato della strada urlavano «assassini». (La Stampa)

In un simile contesto anche questo editoriale non ha alcun senso, poiché pochissimi lo leggeranno e qualcuno, forse, lo commenterà accontentandosi delle tre righe della didascalia (che, peraltro, non sceglierò io). (Primocanale)