Marcello mio (2024) di Christophe Honoré - Recensione

Marcello mio (2024) di Christophe Honoré - Recensione

Chiara e Marcello: due nomi, un solo cognome. Un progetto ambizioso, quello di Marcello mio, che Christophe Honoré porta a compimento con la sua solita sfacciata leggerezza ed esuberanza, con quel suo gusto rischioso e sempre un po’ al limite per la commistione di toni e generi, con i suoi gesti da prestigiatore nel confondere le carte e le personalità, nel far dialogare i personaggi con altre versioni e altri tempi di sé. (quinlan.it)

Se ne è parlato anche su altri media

Ironica, commovente e a tratti surreale, la pellicola racconta la crisi di Chiara Mastroianni, figlia dell'iconico attore e di Catherine Deneuve, alla ricerca di un'identità personale e artistica dopo una vita passata all'ombra dei suoi genitori, due mostri sacri della storia del cinema. (Radio Monte Carlo)

In Marcello mio, realizzato in occasione del centesimo anniversario dalla nascita di Marcello Mastroianni (nato il 26 settembre 1924), Chiara Mastroianni interpreta proprio il padre. Il film di Christophe Honoré ha una protagonista che non è una semplice attrice: Chiara Mastroianni, figlia di Marcello Mastroianni e di un’altra diva del cinema, Catherine Deneuve. (Radio Deejay)

Si tratta di una commedia diretta dal noto regista francese Christophe Honoré, in cui Chiara interpreta una versione immaginaria di sé stessa che, dopo aver vissuto una crisi d’identità, decide di adottare l’aspetto e la personalità del celebre padre defunto, suscitando l’incredulità di famigliari, amici e parenti, che tuttavia finisce per convincere a chiamarla Marcello. (Vanity Fair Italia)

Catherine Deneuve e Chiara Mastroianni in “Marcello mio”: la clip “No, non era un buon kisseur”

È tra i pochi grandi su cui non si osa realizzare un biopic. Quel profilo, quello spirito indolente, quella presenza sullo schermo che non conosce eguali. (Famiglia Cristiana)

Se Marcello Mastroianni fosse ancora tra noi, cosa non amerebbe del cinema attuale? «I tempi di lavorazione troppo serrati», risponde Catherine Deneuve, «girare un film oggi è una faccenda molto diversa rispetto a trenta, quarant’anni fa: si va di corsa, non c’è più la pellicola e i registi seguono il lavoro degli attori attraverso un monitor, cosa a cui io non mi sono ancora abituata... (ilmessaggero.it)

Dice il regista francese, amico di famiglia e capace di entrare/soddisfare i bisogni freudiani di Chiara Mastroianni: «È la storia di qualcuno che sogna di essere qualcun altro. Madre, figlia, il fantasma di papà, in un bistrot parigino... (Style - Moda Uomo del Corriere della Sera)