Processo Regeni, l’amarezza dei genitori di Giulio: “Premiata la prepotenza egiziana”

La Stampa INTERNO

Poche parole che riassumono la profonda amarezza di Claudio Regeni, padre di Giulio, subito dopo la sospensione del processo stabilita dalla Terza Corte d’Assise di Roma.

«Riteniamo importante che il governo italiano abbia deciso di costituirsi parte civile - esordisce l’avvocato Alessandra Ballerini -

Lo sconforto è tale che sia Claudio, sia la moglie Paola Deffendi preferiscono far intervenire il loro legale di parte civile. (La Stampa)

Ne parlano anche altri media

A Roma c’è un giudice che non legge i giornali, ma gli atti; e scopre che i quattro accusati dell’uccisione del povero giovane, non solo non c’è prova che siano personalmente loro, ma, in punta di diritto, nemmeno sanno di essere accusati. (Soverato Web)

Per questo il processo per l’assassinio di Giulio Regeni sarebbe (sarà, speriamo) più di un processo, a prescindere perfino dalla sentenza. Sarebbe stata (sarà, speriamo) la prima volta, a memoria, di un processo in Italia a funzionari di un governo straniero. (Avvenire)

“Altro schiaffo, 007 egiziani accontentati”, il Fatto Per una sentenza “ineccepibile e ovvia”, che non viene però accettata dalla stampa italiana. (Il Riformista)

Ci vorrà almeno un anno prima che un giudice torni a pronunciarsi sulla possibilità di celebrare il dibattimento per l’uccisione di Giulio Regeni. Il rispetto del diritto è la forza di una democrazia, ma diventa spesso un limite quando una democrazia si trova a confrontarsi con un regime che non riconosce gli stessi principi (La Repubblica)

L'amarezza della famiglia del ricercatore friulano. cronaca. Il provvedimento è legato all'assenza in aula degli imputati, dunque le carte devono tornare al giudice che aveva ordinato il rinvio a giudizio. (TGLA7)

Secondo l’ordinamento italiano, gli imputati che non siano a conoscenza delle loro accuse, non possono essere giudicati. A questo punto, scrive Il Post, la vicenda giudiziaria deve ripartire dall’udienza preliminare, per dimostrare che gli imputati siano effettivamente a conoscenza del processo (TIMgate)