Morte Giulio Regeni, così l’Egitto nascose la verità: le accuse

Corriere della Sera INTERNO

Assecondati dalle autorità egiziane. I depistaggi frapposti dall’Egitto all’indagine sul rapimento e l’omicidio di Giulio Regeni, reiterati nel corso del tempo, sono la prova che quelle manovre da parte delle autorità egiziane puntavano a impedire lo svolgimento del processo.

Tutti appartenenti alla National security del Cairo.

Ai giudici Colaiocco ha snocciolato un elenco di tredici episodi, legati uno all’altro, da cui emerge che fin dall’inizio l’Egitto ha cercato di nascondere la verità sul sequestro e la morte di Giulio Regeni

In realtà ne sono perfettamente a conoscenza, fanno solo finta di non sapere per sfuggire al processo. (Corriere della Sera)

La notizia riportata su altre testate

Adesso lo scenario è cambiato e l’ostacolo è stato sollevato dalla III corte d’assise che non se l’è sentita di aprire il processo in assenza degli imputati. Naturalmente il governo italiano può cercare altre strade per ottenere risposte diverse dal Cairo (Corriere della Sera)

Secondo l’ordinamento italiano, gli imputati che non siano a conoscenza delle loro accuse, non possono essere giudicati. Secondo il Gup, il caso era abbastanza notorio per poter giudicare valida la notifica, ma il tribunale ha deciso di annullare il processo. (TIMgate)

È stato fermato, dunque, il processo di Roma al generale e ai tre colonnelli dei servizi segreti egiziani accusati della barbara uccisione di Giulio Regeni. Per questo il processo per l’assassinio di Giulio Regeni sarebbe (sarà, speriamo) più di un processo, a prescindere perfino dalla sentenza. (Avvenire)

E se volete la verità, amici, allora dovete essere pronti alla verità. E la professoressa che lo ha mandato, non sarebbe il caso di chiamarla almeno come testimone? (Soverato Web)

Quello di cui è stato vittima Giulio Regeni è una tragedia che non si può dimenticare, una ferita che ti si attacca alla pelle come un male incurabile. Per una sentenza “ineccepibile e ovvia”, che non viene però accettata dalla stampa italiana. (Il Riformista)

Eppure nessun esponente di governo o leader di partito ha sentito l’esigenza di prendere posizione sull’azzeramento del processo: un silenzio difficile da comprendere, che costituisce un segnale preoccupante. (La Repubblica)