Processo Regeni, si ricomincia da zero e gli atti tornano al Gup

Avvenire INTERNO

E dunque ora la procedura ripartirà dal gup, finalizzata, se possibile, all’ulteriore ricerca dei quattro 007 egiziani, ai quali notificare le accuse.

Rintracciando faticosamente 8 testimoni, la procura ha cercato di ricostruire quanto avvenuto fra gennaio e febbraio 2016, senza alcuna collaborazione del Cairo.

Secondo il pm gli imputati, insieme ad altri agenti egiziani, dal 2016 hanno cercato di «bloccare, rallentare le indagini ed evitare che il processo avesse luogo in Italia (Avvenire)

La notizia riportata su altri media

Io, nel mio piccolo, ho scritto e detto molte volte che se volete “verità per Regeni”, ciò non significa la verità che qualcuno già pensa o ha letto su un quotidiano, ma quella che dev’essere cercata, come ogni verità giudiziaria. (Soverato Web)

Secondo il Gup, il caso era abbastanza notorio per poter giudicare valida la notifica, ma il tribunale ha deciso di annullare il processo. A questo punto, scrive Il Post, la vicenda giudiziaria deve ripartire dall’udienza preliminare, per dimostrare che gli imputati siano effettivamente a conoscenza del processo (TIMgate)

È stato fermato, dunque, il processo di Roma al generale e ai tre colonnelli dei servizi segreti egiziani accusati della barbara uccisione di Giulio Regeni. Per questo il processo per l’assassinio di Giulio Regeni sarebbe (sarà, speriamo) più di un processo, a prescindere perfino dalla sentenza. (Avvenire)

Naturalmente il governo italiano può cercare altre strade per ottenere risposte diverse dal Cairo Anzi, a gennaio scorso ha sferrato un duro attacco alla Procura di Roma, accusandola di «conclusioni illogiche e poco conformi ai fondamenti giuridici penali internazionali». (Corriere della Sera)

Ma un conto è per l’imputato, aver avuto la possibilità di scegliere, dopo esser stato informato, se presenziare o meno al processo. “Altro schiaffo, 007 egiziani accontentati”, il Fatto (Il Riformista)

Il rispetto del diritto è la forza di una democrazia, ma diventa spesso un limite quando una democrazia si trova a confrontarsi con un regime che non riconosce gli stessi principi Ci vorrà almeno un anno prima che un giudice torni a pronunciarsi sulla possibilità di celebrare il dibattimento per l’uccisione di Giulio Regeni. (La Repubblica)