Ecco la Brexit: europei (e italiani) fermati e detenuti alla frontiera

il Giornale ESTERI

Questi hanno infatti denunciato di recente alla stampa di essere stati fermati alla frontiera britannica perché volevano lavorare Oltremanica ma non erano in possesso di un adeguato visto di ingresso.

Tale trattamento è stato riservato in questi mesi a una trentina di cittadini europei.

Nelle strutture incriminate, gli stranieri non in regola verrebbero trattenuti fino a sette giorni, spesso senza cellulare o altri mezzi per contattare l'esterno

Gli stessi hanno anche denunciato di essere stati, una volta scoperti privi di visto, trasferiti dalle autorità locali in centri di detenzione per immigrati irregolari. (il Giornale)

Su altre testate

Non tutti i cittadini dell'Ue hanno chiesto il sostegno consolare (Rai News)

Rinsavito e decisivo per le sorti della Superlega, il calcio inglese appare inscalfibile anche sul campo. A questo giro le finaliste saranno tre su quattro: Manchester City e Chelsea su un fronte, United sull’altro. (Corriere del Ticino)

Il ministero dell'Interno britannico non ha ancora rilasciato dati ufficiali. La durata della loro detenzione si spiegherebbe in parte con le restrizioni di viaggio imposte a causa della pandemia, che si traducono in meno voli disponibili per il rimpatrio. (Ticinonline)

Si tratterà di farmaci di seconda generazione che dovrebbero essere più efficaci contro le varianti del Covid Ma solo se vaccinati e in arrivo da un Paese "sicuro". Confini chiusi per chi ha ricevuto il vaccino russo Sputnik o le dosi cinesi. (EuropaToday)

A fornire i numeri dei cittadini dell'Ue detenuti in questi centri dall'inizio dell'anno è il sito Politico. Brexit, scontro Regno Unito-Francia nella Manica: pescherecci francesi minacciano l'Isola di Jersey. (ilgazzettino.it)

Le ambasciate europee a Londra, sempre secondo il sito, offrono consulenza legale e stanno intervenendo per cercare di abbreviare il periodo di detenzione, sebbene non tutti i cittadini dell'Ue chiedano sostegno consolare La durata della loro detenzione si spiegherebbe in parte con le restrizioni di viaggio imposte a causa della pandemia, che si traducono in meno voli disponibili per il rimpatrio. (La Nuova Venezia)