Giustizia, il Csm boccia la riforma: in fumo troppi processi

Il Sole 24 ORE INTERNO

“Riteniamo negativo l’impatto della norma” , dice il presidente della Commissione Fulvio Gigliotti (5S), perchè comporta “l’impossibilità di chiudere un gran numero di processi”.

Non solo: secondo la Commissione “la disciplina non si coordina con alcuni principi dell’ordinamento come l’obbligatorietà dell’azione penale e la ragionevole durata del processo”.

1' di lettura. Dal Csm arriva una prima bocciatura della norma sulla improcedibilità contenuta nella riforma della prescrizione approvata dal governo. (Il Sole 24 ORE)

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Ovvero, a seguito delle richiesta della Guardasigilli ha diritto di esprimere un parere sull’intera riforma del processo penale e non su un unico aspetto. Sabato 24 Luglio 2021, 00:45 - Ultimo aggiornamento: 06:43. (ilmessaggero.it)

La Sesta Commissione ha approvato a larga maggioranza, con 4 voti a favore e 2 astensioni, un parere nettamente contrario. Leggi anche. ► Gratteri: la riforma Cartabia “è uno schiaffo alle vittime”. ► Riforma Cartabia, Gratteri: ora delinquere conviene di più. (Imola Oggi)

«Riteniamo negativo l’impatto della norma», ha detto Fulvio Gigliotti, presidente della sesta commissione del Csm che ha bocciato il passaggio dell’improcedibilità, una sorta di prescrizione che il precedente governo ha circoscritto soltanto al primo grado di giudizio. (Open)

Intanto l’iniziativa di creare una commissione solo per gli uffici giudiziari del Mezzogiorno che viene considerata una discriminazione territoriale che viola il principio costituzionale dell’unità giurisdizionale. (Il Fatto Quotidiano)

Ma non la riforma Bonafede che si occupa della prescrizione dal primo grado in avanti E senza il necessario e vitale contrappeso di un processo che si deve consumare in un arco di tempo determinato, circa sei-sette anni. (Il Riformista)

«Riteniamo negativo l'impatto della norma - dice il presidente della commissione Fulvio Gigliotti (docente eletto dal Parlamento su indicazione del M5S), perchè comporta l'impossibilità di chiudere un gran numero di processi». (La Stampa)