Caso Saipem-Algeria: Scaroni assolto

Il Milanista ECONOMIA

La Corte d’Appello ha dunque ribaltato il verdetto di primo grado.

di Eni, Paolo Scaroni, è stato assolto dalla Corte d’Appello di Milano durante il processo per la presunta tangente nel caso Saipem-Algeria.

La tangente da 197 milioni non è, dunque, mai esistita.

Oltre al numero uno di via Aldo Rossi è stato assolto anche l’azienda italiana.

– Il presidente del Milan ed ex a.d.

(Il Milanista)

Se ne è parlato anche su altri giornali

I giudici hanno infine revocato la confisca da 197 milioni stabilita nel primo grado di giudizio nei confronti del gruppo Saipem. L’accusa di corruzione internazionale, che in primo grado aveva retto solo per 6 persone fisiche e per il gruppo Saipem, in appello è caduta per tutti i 10 imputati. (askanews)

In particolare, la Corte ha confermato le assoluzioni di, della stessa, all'epoca controllante di Saipem, e dell''ex manager, ed haper tutti gli altri imputati, inclusafinita sotto processo ai sensi della legge 231 sulla responsabilità amministrativa per reati commessi da propri dipendenti. (Teleborsa)

editato in: da. (Teleborsa) – Saipem esprime soddisfazione per l’odierna decisione della Corte di Appello di Milano, che ha pronunciato oggi la sentenza con la quale ha accolto integralmente l’appello della società e delle persone fisiche imputate (tra i quali alcuni ex manager che hanno tutti lasciato la stessa tra il 2008 e il 2012). (QuiFinanza)

di Eni, Paolo Scaroni, attuale presidente del Milan, e la compagnia petrolifera italiana nel processo con al centro il caso Saipem-Algeria su una presunta maxi tangente algerina da 197 milioni di dollari. (L'HuffPost)

"E' un teorema inconsistente che hanno portato avanti - hanno spiegato il professor Alberto Alessandri e l'avvocato Francesca Carangelo, legali di Eni - e che ora è stato smontato". "E' una sentenza storica", ha detto l'avvocato Enrico Giarda, legale di Saipem. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Il Tribunale di Milano aveva condannato la società al pagamento della sanzione pecuniaria di 400.000 euro ed alla confisca, quale asserito profitto del reato, della somma complessiva di circa 197 milioni di euro nei confronti di tutte le persone fisiche condannate. (Teleborsa)