L'ad della Rai: stop alla quota di canone all'editoria. Insorge la Fieg: «Sconcertante»

L'Arena ECONOMIA

«Siamo stati i primi a denunciare, dopo la frase incredibile «trovino altre risorse», la volontà di tagliare le risorse al sistema editoriale eliminando la quota del canone assegnata annualmente al Fondo per l’editoria, risorse volte a sostenere il pluralismo informativo.

La Rai è la principale aziende culturale nazionale, va tutelata e difesa ma non a scapito di altri comparti strategici nazionali come l’editoria cartacea e radiotelevisiva

«Desta sorpresa e sconcerto la proposta dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes di eliminare la quota del canone assegnata annualmente al Fondo per l’editoria. (L'Arena)

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Inoltre – ha sottolineato – dal contratto di servizio emergono nuovi obblighi per la Rai, senza un corrispondente aumento delle risorse. Fuortes ha parlato anche della raccolta pubblicitaria, destinata a ridursi se venisse approvato, così come è, il nuovo Tusmar. (Primaonline)

Da qui alcune “modeste proposte” mirate ad aumentare i ricavi senza entrare nelle tasche degli abbonati. Oppure i produttori di fiction e serie che devono gran parte dell’ultima fortuna alla presenza dei 400 milioni annuali investiti dalla Rai (Domani)

“Altro che servizio pubblico…”. E dunque il presidente Riffeser Monti ha aggiunto L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes vuol tagliare i fondi all’editoria. (Editoria.tv)

Ed ha anche chiarito che l'attuale Cda di viale Mazzini si è insediato il 15 luglio, cioè 75 giorni dopo l'accaduto Era seguita una richiesta di chiarimenti - tramite lettera - da parte del presidente della commissione, Alberto Barachini, e di altri commissari, e stasera Fuortes ha chiarito che la querela non c'è mai stata, i 90 giorni entro cui proporla erano scaduti. (La Stampa)

Lo scrive su twitter il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi. Speriamo questo serva a convincere i giornali a tornare a seguire le vicende Rai, come facevano anni fa”. (Informa)

Si tratta esclusivamente di trovare strumenti corretti e costituzionalmente idonei per finanziare adeguatamente i rispettivi servizi su base pluriennale. Un ultimo e condivisibile grido di allarme che consegna responsabilità al Parlamento sul futuro del servizio pubblico Rai. (Adnkronos)