Scala dei Turchi, Stingo: "Hanno agito per denigrare il territorio". La Rovere: "Più che un gesto, è stata una sfida"

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Un gesto premeditato, costruito nel tempo, mirato a denigrare il territorio, e far pensare che sia un posto pericoloso”.

Così ha parlato il colonnello Vittorio Stingo, comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, a margine della conferenza stampa, dove sono stati resi noti i particolari che hanno portato alla denuncia dei due autori del danneggiamento alla Scala dei Turchi di Realmonte.

“Più che un gesto vandalico riteniamo che si sia trattato di una sfida alle istituzioni e a tutto il territorio della provincia di Agrigento – continua il maggiore Marco La Rovere, comandante della Compagnia carabinieri di Agrigento -. (SICILIA TV)

Ne parlano anche altri giornali

I carabinieri hanno indagato nelle ultime 48 ore per identificare colui che ha deturpato uno degli scorci più belli della Sicilia, meta di migliaia di persone che ogni anno accorrono per ammirare la parete bianca che si scaglia a strapiombo sul mare cristallino. (Gente Vip)

Si tratterebbe di due favaresi, Domenico Quaranta, 49enne già noto alle forze dell’ordine, e Francesco Geraci, 47 anni, incensurato. Ad incuriosire, in particolare, è la personalità di Domenico Quaranta, individuo molto conosciuto a Favara e non solo. (Mondopalermo.it)

- Advertisement -. I sospetti dei carabinieri si sono subito concentrati sui due uomini di Favara. A settembre, inoltre, aveva danneggiato con vernice rossa la scogliera di Punta Bianca di Agrigento. (Agenpress)

Un gesto inqualificabile e senza senso.” Fortunatamente la Scala dei Turchi è stata immediatamente ripulita, grazie all’intervento di numerosi volontari, ed è subito tornata al consueto splendore scala dei turchi. (Yahoo Eurosport IT)

“Le prove non lasciano alcun dubbio – ha spiegato il colonnello dei carabinieri -. “”E’ stata un’azione criminale e scellerata. (Grandangolo Agrigento)

Ma pochi giorni fa, Domenico Quaranta ha raggiunto la scala dei turchi imbrattandola di vernice rossa “I certificati di rito – spiegava la giudice Ettorina Contino – non recano traccia di un condanna o dell’esercizio dell’azione penale per le vicende sopra descritte”. (Il Dubbio)