Varese ventunesima provincia italiana su 107 per numero di imprese a "rischio usura"
Le province meno interessate sono quelle meno popolate: Belluno (360), Isernia (333), Verbano-Cusio-Ossola (332) e Aosta (239).
Sono 176.400 le imprese italiane che si trovano in sofferenza e una su tre è al Sud.
La provincia di Varese è al 21° posto su 107 tra quelle con le aziende maggiormente in difficoltà.
La provincia di Varese, al 21° posto su 107 province, è davanti per esempio a Monza Brianza (23° posto), Genova (24°), Venezia (26°), ma anche a Como (42°) e Cuneo (44°)
Varese al 21° posto. (VareseNoi.it)
La notizia riportata su altri giornali
Grazie all’attivazione di queste due misure, lo stock complessivo delle aziende in sofferenza non dovrebbe crescere. Tra giugno 2020 e lo stesso mese di quest’anno l’incremento è stato del +3,7 per cento (Venetoeconomia)
Sono poco più di 12mila le imprese del Veneto che si trovano in sofferenza; precisamente 12.234. Una “bollinatura” che, per legge, non consente a queste aziende di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. (VeneziaToday)
Di queste, 1.282 si trovano a Terni e nel territorio provinciale Sono le aziende che sul territorio provinciale sono segnalate alla centrale rischi della Banca d’Italia e dunque non possono accedere a prestiti. (TerniToday)
Tra giugno 2020 e lo stesso mese di quest’anno l’incremento è stato del +3,7 per cento. Grazie all’attivazione di queste due misure, lo stock complessivo delle aziende in sofferenza non dovrebbe crescere. (Radio Più)
Lo afferma la Cgia, secondo cui Roma, Milano, Napoli e Torino sono le realtà territoriali maggiormente in difficoltà. "Cifre importanti che, però - afferma la Cgia - andrebbero implementate: il Covid, purtroppo, ha spinto molte aziende sull’orlo del fallimento (AGI - Agenzia Italia)
Una “bollinatura” che, per legge, non consente a queste aziende di accedere ad alcun prestito erogato dal canale finanziario legale. Parliamo di società non finanziarie e famiglie produttrici che sono state segnalate come insolventi dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. (La voce di Rovigo)