Mafia, blitz nel Palermitano: colpiti i vertici del mandamento di San Mauro Castelverde, 11 arresti

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Le indagini hanno documentato gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde, che, all’indomani dell’operazione “Black Cat” dell’aprile 2015, ha serrato le fila e ha continuato ad operare sul territorio, imponendo il proprio potere, anche grazie ai rapporti di consanguineità.

30 Giugno 2020 06:58. Operazione “Alastra” nel Palermitano: colpiti i vertici del mandamento mafioso di San Mauro Castelverde. (Stretto web)

La notizia riportata su altri giornali

Nel decreto di fermo di indiziati di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Palermo in collaborazione con la Direzione Distrettuale Antimafia, si legge che le indagini del procedimento hanno questa volta consentito di monitorare, in diretta, la fase esecutiva di due distinte estorsioni, di cui la prima già in parte perfezionata, ai danni dell’imprenditore Michelangelo Mammana, con riguardo alla quale sono sorti alcuni contrasti in merito al pagamento dell’ultima tranche di 5000 euro ed alla destinazione del denaro alla cassa della cosca. (Nebrodi News)

In queste settimane di pandemia noi giornalisti, se facciamo con coscienza il nostro lavoro, svolgiamo un servizio pubblico. Tutto questo lavoro però ha un grande costo economico. (Il Fatto Quotidiano)

Fermate 11 persone ritenute legate alla cosca di San Mauro Castelverde. Secondo quanto ricostruito dai militari del Nucleo investigativo dell'Arma di Palermo, Farinella si è rivolto all'assistente di polizia penitenziaria contattandolo una prima vola tramite whatsapp. (TGR – Rai)

Gli uomini del clan di San Mauro Castelverde all'indomani dell'operazione "Black Cat" del 2016, avevano serrato le fila e continuato a imporre il proprio potere. Qua nessuno si pente compà, San Mauro numero uno, perché mi voglio vantare, San Mauro è Corleone", dicevano senza sapere di essere intercettati. (Sky Tg24 )

Le attività hanno consentito di evidenziare il ruolo ricoperto da Giuseppe Farinella, figlio di Domenico, l’autorevole boss di cosa nostra all’epoca detenuto a Voghera (PV) in regime di alta sicurezza. (Diretta Sicilia )

Scoperta anche la gestione diretta di attività di impresa che, fittiziamente intestate a soggetti incensurati, erano in realtà amministrate dagli indagati. (La Stampa)