Fino a 20 anni di galera per chi si identifica come omosessuale

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Il parlamento ugandese ha approvato una delle leggi più dure al mondo contro i gay, imponendo fino a 20 anni di carcere per le persone che si identificano come Lgbt+. L'omosessualità è già illegale nella nazione conservatrice dell'Africa orientale, ma ora si inseriscono tutta una serie di nuove fattispecie di reato e di aggravanti. Secondo Human Rights Watch è la prima volta che si mette fuori legge il semplice fatto di identificarsi come lesbica, gay, bisessuale, transgender e queer. (Today.it)

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Ergastolo in Uganda se dici sono gay. Detenzione per chi omette l’outing: se conosci una persona gay, devi denunciarla. Pena di morte per abuso di bambini e per abuso di persone vulnerabili. (Gay.it)

Dirsi gay, affermare la propria omosessualità, può costare il carcere in Uganda. Lo ha deciso il Parlamento ugandese che, in base al nuovo disegno di legge approvato a larga maggioranza con l'obiettivo di reprimere le minoranze sessuali, introduce nuovi reati penali. (la Repubblica)

Siamo di fronte all’ennesimo passo indietro (e parlare solo di “passo” è un eufemismo) in tema di diritti umani. Il parlamento ugandese, infatti, ha votato una legge che prevede ergastolo e pena di morte per gli omossessuali. (greenMe.it)

Che con la nuova legge rischieranno da dieci anni di carcere all’ergastolo, in alcuni casi persino la pena di morte. Manca infatti solo la sua firma dopo che su 389 deputati in Parlamento hanno votato "no" solo due membri del partito di governo. (Sky Tg24 )

L’Uganda introduce l’ergastolo per i gay: pena di morte per chi fa sesso con un minorenne Il Parlamento ugandese ha approvato ieri una legge che propone nuove e severe sanzioni nei confronti degli omosessuali: tra le pene anche morte ed ergastolo. (Fanpage.it)

Tutti meno due: l’intero parlamento dell’Uganda ha approvato una legge che prevede ergastolo e pena di morte per le persone omosessuali. Ci aveva già pensato nel 2014, ma allora il provvedimento fu bocciato dalla Corte Costituzionale per «un vizio di forma». (Corriere della Sera)