L’Europa riapre i confini, ma non a tutti Gli Stati Uniti restano nella lista nera

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Dopo un lungo e complesso negoziato diplomatico iniziato giovedì scorso a Bruxelles, l’Europa ha detto ’no’ agli Stati Uniti e ’sì’, o meglio ‘ni’, alla Cina.

A determinare la lista dei Paesi ammessi nell’Ue sono criteri basati sulle stime dei contagi da Covid-19 e sulle misure di prevenzione adottate che, almeno formalmente, non dovrebbero apparire discriminatori.

Dopo un lungo e complesso negoziato diplomatico iniziato giovedì scorso a Bruxelles, l’Europa ha detto ’no’ agli Stati Uniti e ’sì’, o meglio ‘ni’, alla Cina. (QUOTIDIANO.NET)

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(Ultimo aggiornamento: ore 10.40 del 1° luglio) Per il momento i Paesi ammessi sono: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Tunisia, Thailandia e Uruguay. (FIRSTonline)

L’elenco dei paesi. L’elenco stilato a Bruxelles permetterebbe ai cittadini dei paesi indicati di viaggiare in Europa e nell’area di Schengen. Per i cittadini di 15 Paesi (inclusa la Cina) torna la possibilità di viaggiare in Europa. (Notizie.it )

Intanto Coldiretti stima che la chiusura delle frontiere a 1,4 milioni di turisti Usa in viaggio durante l’estate in Italia produrrà una perdita particolarmente pesante, 1,8 miliardi. Per ora fuori, oltre a Usa, Russia e Brasile restano anche India e Israele. (America Oggi)

Le frontiere esterne restano chiuse per Paesi importanti con cui ci sono stretti legami, a partire dagli Usa, ma anche il Brasile, la Russia e l’India, poiché In questi Stai la situazione relativa alla Covid-19 è peggiore di quella dell’Unione. (Corriere dell'Umbria)

Il 30 giugno, il Consiglio europeo ha emanato una raccomandazione che prevede una revoca graduale delle restrizioni temporanee ai viaggi verso l'UE. L’Italia continua a mantenere la quarantena per le persone che provengono da questi paesi. (Assolombarda)

La Cina è infatti il Paese dal quale origina il nuovo coronavirus (non a caso Epoch Times lo ha fin da subito ribattezzato come il ‘virus del Pcc’). Di conseguenza, il criterio ‘epidemiologico’ sul quale si basa l’Unione Europea per riaprire le frontiere con la Cina è verosimilmente falsato dalla mancanza di trasparenza da parte del regime comunista cinese. (epochtimes.it)