La Tunisia contro Salvini: “Offesi dalla scena del citofono”

La Stampa INTERNO

Salvini era entrato in azione l’altra sera al quartiere Pilastro, estrema periferia bolognese, andando a suonare a un campanello indicatogli da una residente nello stesso palazzone, Anna Rita Biagini.

In realtà la donna spiega che il figlio si suicidò 12 anni fa perché non reggeva più alla sofferenza di una grave malattia.

Quest’ultimo di mestiere fa il corriere e vive nell’appartamento di via Deledda con il figlio 17enne, Yassine, e la moglie. (La Stampa)

Se ne è parlato anche su altri media

Sono già molte le critiche sul gesto del leader della Lega di citofonare ad una famiglia di tunisini, chiedendo se stessero spacciando. Anche se un parente di questa famiglia ha avuto precedenti penali, questo non giustifica una tale campagna di odio”. (L'HuffPost)

In pochi sanno rinunciare alla tentazione delle sostanze che distribuisce. La tesi portata avanti nel filmato, infatti, è che la sua attività sia legata in modo stretto a quella che è a tutti gli effetti un’esigenza ed un bisogno per gli italiani. (Bufale.net)

Senza indagini, senza denuncia, senza autorità giudiziaria. Il suo volto non è ripreso, ma purtroppo non ce n’è bisogno: nel video Matteo Salvini fa il nome della famiglia, aumentando la loro esposizione. (Thesocialpost.it)

Io comunque non mi sento usata, mi sento dalla sua parte, e l’importante è che questa storia sia venuta fuori». «Io avrei fatto la stessa cosa, avrei suonato al citofono come ha fatto Salvini, perché quando uno ha ragione è giusto fare così», dice in un’intervista a La Stampa. (Open)

Quindi, secondo il 17enne, la signora lo avrebbe associato agli spacciatori del quartiere Pilastro. Infine arriva l'appello indirizzato direttamente al leader della Lega: "Salvini, togli quel video". (Liberoquotidiano.it)

Noi abbiamo una casa, un indirizzo, un posto dove venirci a cercare e lo hanno fatto solo sulla base di pregiudizi. A parlare è il 17enne accusato di spaccio insieme al padre nel quartiere Pilastro di Bologna. (Corriere della Sera)