Saman Abbas, Valeria Fedeli: "Per i dati che abbiamo, non c'entra niente l'Islam". Travolta dalla polemica

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Secondo la dem, Saman è stata "vittima di una cultura patriarcale che considera la donna oggetto.

"Il femminicidio di Saman, il suicidio di Seid e gli stereotipi alla radice di sessismo e razzismo.

E' questo ciò che pensa la dem Valeria Fedeli, capogruppo del Pd in commissione diritti umani al Senato.

"Saman, per i dati che abbiamo in mano, è vittima di un femminicidio, cioè di un assassinio determinato all’interno della famiglia", ha dichiarato in un'intervista a 9Colonne. (Liberoquotidiano.it)

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Chi vuole lo indossa, chi non vuole no", spiega in una intervista al Corriere della Sera. Qui in Italia i musulmani sono vittime degli stereotipi, gli uomini vengono rappresentati con la barba lunga e con la sciabola. (Liberoquotidiano.it)

Un’identità perduta (e una non ancora conquistata) Perché è una terra immensa da attraversare, questa di un’identità perduta e un’altra non ancora conquistata davvero. Quello di Marwa, un saldatore venuto dall’Egitto, vedeva nella figlia «il riscatto sociale» e ha fatto il tifo per lei. (Corriere della Sera)

Ejaz Ahmad, il fratello di Saman ha detto che "chi non si comporta da musulmana, il Corano dice deve essere uccisa. Siamo orgogliosi del nostro mix in casa, abbiamo libri e testi sacri in urdu e in italiano". (QUOTIDIANO NAZIONALE)

Ad occuparsi materialmente di uccidere Saman sarebbe stato lo zio Danish, che probabilmente la strangola prima di nasconderne il corpo. “Parlare di questo crimine associandolo unicamente all’origine, alla nazionalità e alla fede della famiglia sarebbe un gravissimo errore (Rolling Stone Italia)

Alcune persone usano l’islam come una scusa, ma agiscono in modo arbitrario. Wissal Houbabi è attivista femminista intersezionale. (Il Manifesto)

Nel nostro Corano c’è scritto che se una smette di essere musulmana, deve essere sepolta viva con la faccia fuori dalla terra e poi uccisa con lancio di sassi contro la testa. Nel corano c’è scritto così, ma io non l’ho mai visto. (La Stampa)