Mondiali 2022, gaffe di Rimedio in diretta: poi arrivano le scuse

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Uscita infelice per Alberto Rimedio, che ha parlato di razze in occasione del match tra Belgio e Canada – VIDEO Un’uscita infelice per Alberto Rimedio in occasione di Belgio-Canada, quando introducendo il direttore di gara dello Zambia Janny Sikazwe ha parlato di “razze di arbitri”. Bufera sui social, con il telecronista che accortosi dell’errore si è subito scusato, evidenziando come si fosse fatto prendere dalla foga del momento, ma che non volesse esprimersi così. (Lazio News 24)

La notizia riportata su altre testate

I Mondiali di calcio 2022 sono finalmente iniziati, ma la Rai non smette di essere bersaglio di critiche. Dopo gli attacchi di Fiorello e le polemiche sollevate per aver mandato (e pagato) oltre 100 persone in Qatar, questa volta a finire nell’occhio del ciclone sono i giornalisti di Rai 1, protagonisti di due scivoloni a sfondo razzista. (Libero Magazine)

La Rai è al centro delle polemiche per via del telecronista Alberto Rimedio, che ha usato il termine “razze” durante Belgio-Canada (Inter News 24)

Il direttore di gara zambiano ha negato due rigori netti ai Canucks, ma anche gli assistenti non l'hanno aiutato La foto di Pierluigi Collina sconcertato in tribuna per le decisioni arbitrali ha fatto subito il giro del web, ma l'operato di Sikazwe e degli addetti al Var è andato oltre ogni logica. (Sport Mediaset)

Il Belgio ha iniziato il suo Mondiale in Qatar con una sofferta vittoria per 1-0 contro il Canada di Herdman , conquistando così i primi tre punti nel Gruppo F . Per quanto riguarda la terna arbitrale, però, c’è stato un altro episodio che ha scatenato le reazioni dei telespettatori. (Tuttosport)

Un appuntamento sicuramente interessante e adatto non solo a chi vuole scoprire cosa si cela dietro la “Vita da arbitro” Continua il tour di promozione del libro “Una vita da arbitro” di Ivan Magnani. (Frosinone News)

Roma, 24 nov – Alberto Rimedio non può usare la parola “razze”. Ovvero un termine che non ha assolutamente nulla di offensivo o discriminatorio, a meno che “discriminare” non significhi sostenere che, tra esseri umani, presentiamo differenze, siano esse fisiche, culturali o di altro genere. (Il Primato Nazionale)