Famiglie arcobaleno, i sindaci disobbediscono

Ottopagine INTERNO

Famiglie arcobaleno, i sindaci disobbediscono: Agiamo nell'interesse dei minori Avanti con le trascrizioni dei figli ma solo delle mamme che non hanno fatto ricorso alla GPA Dichiarazione congiunta dei Sindaci di Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Bari. “L’esperienza quotidiana delle amministrazioni locali dimostra che esistono domande di tutela alle quali non si riesce a dare adeguata risposta. (Ottopagine)

Ne parlano anche altri media

Sulle trascrizioni dei figli delle coppie gay i sindaci tirano dritto: per il momento non si fermeranno. Anzi rilanciano: "Vogliamo assumere una iniziativa istituzionale per supportare un eventuale progetto di legge, qualora il Parlamento sia inerte". (L'HuffPost)

Ma il protagonismo dei sindaci progressisti delle grandi città è un fatto politico. Non è il partito dei sindaci, e tanto meno vuole esserlo. (la Repubblica)

L’Europa ci guarda e non è un bello spettacolo. C'è «assolutamente il rischio di una 'orbanizzazione' dell'Italia. Questa è la paura che sta dietro molti degli sviluppi che vediamo. Ci possono essere sviluppi contrari allo Stato di diritto in Polonia e Ungheria, ma l'Italia è un Paese fondatore e uno dei più grandi dell'Unione». (L'Espresso)

"Nell’attesa di una legge, noi Sindaci ribadiamo la volontà di agire collettivamente nell’esclusivo interesse dei minori, procedendo alla trascrizione integrale dei certificati di nascita costituiti all’estero con due mamme, non riconducibili a una gestazione per altri": è quanto affermano in una dichiarazione congiunta i sindaci di 7 grandi città. (Fanpage.it)

Sulle trascrizioni dei figli delle coppie gay i sindaci tirano dritto: per il momento non si fermeranno. Una posizione unitaria e condivisa è uscita ieri sera alla riunione di alcuni sindaci di grandi città italiane, tra i quali il primo cittadino di Roma, Roberto Gualtieri. (LA NAZIONE)

L'evento in agenda per il 12 maggio. Le associazioni Lgbt apprezzano: “Qualsiasi iniziativa è utile”. I radicali incalzano: “Registrino comunque i piccoli all’anagrafe” (La Repubblica)