Airoh sul podio della Dakar

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Un inizio anno scoppiettante grazie alle prestazioni di grandi piloti con carriere davvero incredibili, su cui vale la pena soffermarsi

Airoh ha già partecipato più volte a questa competizione e già in molteplici occasioni dei piloti con indosso il leggendario Aviator hanno conquistato il podio di questa avventurosa sfida nel deserto.

Nella giornata dell'ultima tappa i rider hanno fatto ritorno a Gedda dopo 8.375 km di cui 4.258 di prove speciali. (Moto.it)

Su altre testate

Dopo sei edizioni disputate con il team ufficiale Red Bull KTM, Sunderland è entrato a far parte del team ufficiale GasGas. Sunderland firma così il bis dopo aver vinto la sua prima Dakar nel 2017, in Sud America. (Sky Sport)

A trionfare è il 32enne britannico Sam Sunderland, secondo sigillo in carriera dopo il successo nel 2017. Sam Sunderland portato in trionfo (ansa). La seconda volta di Sunderland. Se nelle auto non c'è stata storia dall'inizio alla fine, l'edizione delle moto invece è stata molto più combattuta. (La Repubblica)

Il 51enne è stato semplicemente perfetto e già dalla prima settimana ha potuto limitarsi ad amministrare il proprio abissale margine sulla concorrenza. Il qatariota è stato semplicemente il migliore e sin dalle prime tappe era ben chiaro l’esito del risultato finale del rally raid più famoso ed estenuante al mondo. (OA Sport)

Il primo equipaggio interamente italiano, quello composto da Silvio e Tito Totani, alla loro terza Dakar, è arrivato 60°. Tutti e tre i piloti si sono aggiudicati almeno una tappa (Sainz due) per un totale di quattro successi (La Stampa)

Bene anche Antonio Ricciari, primo dei 18 italiani presenti nella sezione Dakar classic. Tre grandi imprese firmate da autentici mattatori di tre Paesi diversi: Qatar, Inghilterra, Russia. (Blitz quotidiano)

Quest'ultimo, che non ha mai vinto la Dakar, ora ha un vantaggio di di 5'59" secondi sul britannico Sam Sunderland (KTM), trionfatore nel 2017, e di 6'15" sul cileno Pablo Quintanilla (Honda), penalizzato di due minuti. (La Repubblica)