Regeni, almeno un anno per il processo. Decisivo il pressing del governo sul Cairo

la Repubblica INTERNO

Non il governo che, con la costituzione di parte civile, aveva scelto una strada precisa, decisa, molto forte

Il giorno dopo è quello dello smarrimento perché nessuno si aspettava che sarebbe potuta finire così: non la Procura, non la famiglia, non lo stesso tribunale, non fosse altro che un giudice si era già espresso sullo stesso tema, ma in maniera opposta.

(la Repubblica)

La notizia riportata su altri media

È stato fermato, dunque, il processo di Roma al generale e ai tre colonnelli dei servizi segreti egiziani accusati della barbara uccisione di Giulio Regeni. Sarebbe stata (sarà, speriamo) la prima volta, a memoria, di un processo in Italia a funzionari di un governo straniero. (Avvenire)

Per una sentenza “ineccepibile e ovvia”, che non viene però accettata dalla stampa italiana. “Altro schiaffo, 007 egiziani accontentati”, il Fatto (Il Riformista)

A questo punto, scrive Il Post, la vicenda giudiziaria deve ripartire dall’udienza preliminare, per dimostrare che gli imputati siano effettivamente a conoscenza del processo Secondo l’ordinamento italiano, gli imputati che non siano a conoscenza delle loro accuse, non possono essere giudicati. (TIMgate)

Io, nel mio piccolo, ho scritto e detto molte volte che se volete “verità per Regeni”, ciò non significa la verità che qualcuno già pensa o ha letto su un quotidiano, ma quella che dev’essere cercata, come ogni verità giudiziaria. (Soverato Web)

Anzi, a gennaio scorso ha sferrato un duro attacco alla Procura di Roma, accusandola di «conclusioni illogiche e poco conformi ai fondamenti giuridici penali internazionali». Adesso lo scenario è cambiato e l’ostacolo è stato sollevato dalla III corte d’assise che non se l’è sentita di aprire il processo in assenza degli imputati. (Corriere della Sera)

Il rispetto del diritto è la forza di una democrazia, ma diventa spesso un limite quando una democrazia si trova a confrontarsi con un regime che non riconosce gli stessi principi Eppure nessun esponente di governo o leader di partito ha sentito l’esigenza di prendere posizione sull’azzeramento del processo: un silenzio difficile da comprendere, che costituisce un segnale preoccupante. (La Repubblica)