“Bella ciao” come inno del giorno della Liberazione: la proposta divide i partigiani e la politica

Il Messaggero Veneto INTERNO

Di segno opposto la posizione, facilmente pronosticabile, dell’Apo, l’Associazione partigiani Osoppo: «No comment», sono le uniche parole che escono dalla bocca del presidente Roberto Volpetti.

In questi decenni la sinistra si è appropriata di “Bella ciao”, connotandolo come canto dei partigiani comunisti.

Non c’è chi non la conosca, “Bella ciao”, impossibile non averla in orecchio.

«Il dato di fatto – osserva – è che “Bella ciao” è un testo noto e cantato ovunque: sarebbe bizzarro che il mondo intero la riconoscesse e noi, invece, facessimo finta che non esista». (Il Messaggero Veneto)

Se ne è parlato anche su altri media

La prima apparizione è nel 1953, sulla rivista "La Lapa" di Alberto Mario Cirese, per poi essere inserita, proprio il 25 aprile del 1957, in una breve raccolta di canti partigiani pubblicati dal quotidiano "L'Unità" La storia di "Bella Ciao". (Sky Tg24 )

Poche righe nel testo di legge ma sicuramente a sostegno della proposta il fatto che la canzone porta con sé "un'espressione popolare" che rappresenta "valori fondanti" della Repubblica. Ora l'idea di Pd, Iv e LeU, presentata in una proposta di legge a prima firma del deputato Dem Gian Mario Fragomeli, perché subito dopo l'Inno di Mameli, il 25 aprile va intonata 'Bella Ciao', canzone dal riconosciuto "carattere istituzionale". (Studio Cataldi)

Il testo di legge è di poche righe e parte dal presupposto che Bella Ciao sia “un’espressione popolare” che rappresenti “valori fondanti” della Repubblica. La proposta di legge non è fraintendibile anche se limitata al giorno del 25 Aprile, festa della Liberazione: subito dopo l’Inno di Mameli, intonare anche Bella Ciao, riconoscendone così il “carattere istituzionale”. (ComoZero)

Ne parla con l’Adnkronos il vignettista Vauro Senesi che afferma: “Se c’è una storia di cui l’Italia può andare orgogliosa è quella della Resistenza che ha fatto nascere la Repubblica. (Cremonaoggi)

Lo scorso anno ci avevano provato Piero Fassino e altri del Pd ad imporre Bella ciao nelle scuole. Giorgio Bocca aveva giustamente dichiarato: «Nei venti mesi della guerra partigiana non ho mai sentito cantare Bella ciao, è stata un'invenzione del Festival di Spoleto» ben dopo la guerra. (ilGiornale.it)

Non vi chiedo che un gesto di generosità, cos'altro posso fare per voi oltre a umiliarmi e annichilirmi, ditelo e lo farò, ma lasciatemi questa musichetta, questa piccola, romantica, dolcissima canzone (la Repubblica)