Non lasciamo sole le donne di Kabul

La Stampa ESTERI

Le donne afghane, per chi abbia avuto la sorte di visitare il loro bellissimo Paese, dilaniato da decenni di sterminii, rappresentano una testimonianza di valori, tradizioni e cultura.

La loro voglia di vivere in una Nazione finalmente pacificata va richiamata nei giorni dello sgomento per la strage delle studentesse a Kabul, ricordando i nomi di Nahid Farid e Shukria Barakzai, parlamentari che in occasione del ritiro delle forze di pace nel 2014, invocavano che fosse mantenuta una forte presenza internazionale, e il nome di Maria Rashir, coraggiosa Procuratrice per la tutela dei diritti umani, che si salvò miracolosamente da un attentato che avrebbe dovuto uccidere lei e i suoi figli. (La Stampa)

Su altri giornali

Un episodio drammatico, uno dei più gravi dopo l’annuncio del ritiro delle truppe dall’Afghanistan da parte degli Stati Uniti. A Ghani ha fato eco Ross Wilson, diplomatico di Washington: ” Questo attacco terroristico a una scuola femminile di Kabul è abominevole (Thesocialpost.it)

I talebani , che hanno negato la responsabilità degli attacchi, hanno annunciato una tregua unilaterale per tre giorni, fino al 13 maggio per celebrare la festa della fine del Ramadan, il mese sacro del digiuno per l'Islam esteri. (TG La7)

(LaPresse) Strage in una serie di esplosioni davanti a una scuola femminile a Kabul, in Afghanistan. Oltre 50 le vittime, soprattutto studentesse, e più di 150 feriti. (Corriere TV)

Sdegno e cordoglio per l’attentato sono state espresse dalla missione Ue in Afghanistan e dalla Missione di assistenza delle Nazioni Unite nel Paese, mentre gli Usa hanno condannato l’attacco (Ticinonews.ch)

La scuola, situata nel quartiere Dasht-e-Barchi, abitato principalmente dalla minoranza sciita hazara, era un liceo frequentato da ragazzi e ragazze, che studiano in tre diverse fasce orarie, la seconda delle quali era quella delle ragazze. (Giornale di Sicilia)

La scelta dell’obiettivo (giovani donne) e il quartiere (Dasht-e-Barchi, con forte presenza sciita) fanno propendere per una lettura dell’attentato, non ancora rivendicato, di matrice jihadista e non talebana: non dunque la guerriglia che ha firmato l’accordo con gli Usa e che ora sta trattando col governo di (Il Manifesto)