Imperiale collabora con la giustizia, per vent'anni ha inondato di cocaina l'area vesuviana

Metropolisweb INTERNO

Raffaele Imperiale ha deciso di passare dalla parte della giustizia. L’inafferrabile narcotrafficante di Castellammare, che per 5 anni – tra il 2016 e il 2021 – ha fatto penare gli investigatori italiani, nascondendosi tra i grattacieli dorati di Dubai, da ieri è ufficialmente un pentito. La sua collaborazione è cominciata lo scorso ottobre, ma i primi quattro verbali sono stati depositati ieri nel corso dell’udienza davanti ai giudici della decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli (Metropolisweb)

Su altre fonti

E’ quanto emerge dai suoi primi racconti depositati nei verbali redatti davanti ai pm Giuliano Caputo, Maurizio De Marco e Lucio Giugliano coordinati dalla procuratrice reggente Rosa Volpe della Dda di Napoli che stanno conducendo le indagini con squadra mobile, carabinieri e finanza. (Cronache della Campania)

Raffaele Imperiale racconta i segreti dei “signori della droga”. Un’organizzazione di trafficanti internazionali che spostava in media 300-400 chili di cocaina al mese, concludeva fino a venti compravendite in un solo giorno e trasferiva, con un semplice tocco di mouse, enormi somme di denaro da un continente all’altro. (TERRANOSTRA | NEWS)

Leggi tutta la notizia "Ho investito in lingotti d'oro...", anche da un noto centro orafo campano attraverso un contatto "...sono arrivato a 40 chilogrammi al mese". (Virgilio)

Spunta pure un giallo dalle dichiarazioni che il narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale, neo collaboratore di giustizia, ha rilasciato alla Procura di Napoli nei mesi scorsi: il mistero riguarda la "sparizione" di un ingente quantitativo di cocaina inviato in Australia. (Ottopagine)

Imperiale è noto alle cronache giudiziarie con il soprannome di “boss dei Van Gogh” perché nel 2022 fu trovato in possesso di due quadri del pittore olandese rubati nel 2016 ad Amsterdam ed il cui valore fu stimato in 130 milioni di euro. (Zoom24.it)

E dice di aver speso - per anni - ogni mese dalle 350mila alle 400mila euro mensili, soldi che servivano «per gli stipendi dei propri soci (quelli di fascia alta intascavano fino a 20mila euro al mese, con tanto di tredicesima e quattordicesima), ma anche per le famiglie dei detenuti, per le assicurazioni di auto e camion da usare per trasportare cocaina e per la gestione delle spese ordinarie. (ilmattino.it)