America Latina, di Fabio e Damiano D'Innocenzo. La recensione

Tutti sembrano tramare qualcosa agli occhi di un Elio Germano che inizia a dubitare della propria sanità mentale (troppo alcol al baretto di fiducia?)

“Espansioni” che non è detto che debbano per forza essere accolte anche all’interno delle maglie della filmografia dei due autori, e viceversa.

Un cinema che, sin dai tempi della triangolazione del finale de La terra dell’abbastanza, si esprime coscientemente come un segnale muto per ribattere al presente

Gli amici, l’anziano padre, o addirittura la famiglia stessa, moglie e due figlie che si muovono per l’abitazione con leggiadria luminosa e impalbabile?

Da questo punto di vista, America Latina è forse lo svelamento definitivo della natura del cinema dei gemelli di Favolacce, compresa la ricercata impossibilità a stabilire con chiarezza la natura dell’inquietudine che abita queste gabbie geometriche e asfissianti. (Sentieri Selvaggi)

Su altre testate

Più pragmaticamente, i fratelli stanno esplorando la deriva verso la follia di un uomo senza qualità, la sua visione disturbata della realtà che scivola nella paranoia E non è una connotazione antropologica quella che segna il ritorno con i fratelli di Elio Germano, già in Favolacce. (Domani)

Con una scelta ben specifica sulla fotografia e inquadrature quasi completamente incentrate su primissimi piani, con America Latina, i fratelli D'Innocenzo dichiarano la loro poetica cinematografica scegliendo uno stile peculiare e distintivo nella loro nuova pellicola. (Today.it)

Interrogarci su noi stessi è la missione più preziosa che il cinema ci permette e America Latina prende alla lettera questa possibilità, raccontando un uomo costretto a rimettere in discussione la propria identità. (Domani)

La periferia sinonimo di isolamento mentale. I Fratelli D’Innocenzo scelgono ancora una volta la periferia laziale per raccontare le devianze e i drammi di cittadini disperati. A metà tra il thriller psicologico e il dramma esistenziale, America Latina mette in scena un uomo perso nei meandri della sua mente. (Cinematographe.it - FilmIsNow)

America Latina ha senz’altro un potenziale inespresso, probabilmente si pone persino come il meno compiuto, rotondo dei tre, ma è nondimeno l’attestazione di un cinema organico, dunque vivo, in continuo mutamento, che vibra. (Cineblog)

Infatti, il film, dicono i D’Innocenzo potrebbe essere definito “un viaggio al termine di un uomo”. “Cercavamo di distrarci dal pensiero di come sarebbe stato accolto Favolacce e così ci siamo messi a scrivere questa storia”, hanno raccontato. (Wired Italia)