La storia del baby boss Emanuele Sibillo, ES17: quando la camorra diventa brand

Fanpage.it INTERNO

Questo è Emanuele Sibillo, il capo della paranza dei bambini ucciso ad appena venti anni in un agguato di camorra.

Il primo arresto per Emanuele Sibillo arriva nel 2010, quando ha 15 anni: la polizia fa irruzione in casa sua e lui lancia due pistole dalla finestra per non farle trovare.

E il clan Sibillo, di questa frase, sembra averne fatto un mantra

in foto: Emanuele Sibillo durante il corso di giornalismo. (Fanpage.it)

La notizia riportata su altri media

In un caso, come testimoniato dalle indagini che oggi hanno portato all'esecuzione di 21 arresti di altrettanti affiliati al clan Sibillo, un commerciante vittima di estorsione è stato trascinato davanti all'altare, realizzato all'interno di un palazzo in vico Santi Filippo e Giacomo soprannominato "il palazzo della buonanima", e lì costretto a inginocchiarsi e a riconoscere il potere e la supremazia del gruppo. (ROMA on line)

I Sibillo si erano anche appropriati di una residenza per anziani che gestivano a loro piacimento. Le intercettazioni danno la dimensione del clima di violenza attraverso il quale costringevano i commercianti a pagare il ‘pizzo’. (Cronache della Campania)

Nella Napoli che troppo spesso esclude dal dibattito pubblico il tema della camorra e della sopraffazione, il clan Sibillo è riuscito a imporre le sue regole (criminali) in modo anche sfacciato. Portati al cospetto della statua del defunto baby boss. (La Stampa)

Come Emanuele Sibillo, le cui ceneri e un busto erano messe in un altare, rimosso dai carabinieri (TG La7)

L’urna funeraria con le ceneri del baby boss Emanuele Sibillo era all’interno di un altare dedicato alla Madonna. Nei Decumani sono perfettamente visibili, sui muri, le scritte inneggianti il clan e il simbolo del ‘baby boss’ ucciso, “ES17” (Internapoli)

Era in questo palazzo, denominato "della buonanima", che i membri del clan davano appuntamento ai commercianti ed era davanti all'altarino che venivano avanzate le richieste estorsive. Sfogliando le carte della Procura, emergono dettagli delle rappresaglie del sodalizio criminale ed emerge come l'altarino dedicato al boss Emanuele Sibillo, ucciso nel 2015, situato in un palazzo vico Santi Filippo e Giacomo, rappresentasse un luogo simbolo. (NapoliToday)