La Cia: ‘Nessun nemico dietro la Sindrome dell’Avana’

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Per quasi tutti questi casi la Cia ha trovato quelle che definisce “spiegazioni plausibili e alternative”, legate a cause ambientali, di tipo medico o a condizioni di stress.

Nel tempo non solo a Cuba, ma anche in Australia, Austria, Cina, Colombia, Germania e Russia.

I sintomi più comuni un forte senso di nausea e mal di testa costanti, stando ai racconti di chi ha avuto a che fare con tale sindrome. (laRegione)

La notizia riportata su altre testate

Ma rimangono "alcune decine di casi", definiti "i più difficili", che rimangono ancora senza spiegazioni e per i quali si continua ad indagare. Lo scorso novembre, inoltre, il segretario di Stato, Antony Blinken, ha detto che "nulla sarà lasciato intentato per fermare questi incidenti" (Adnkronos)

Nel settembre 2021, il Congresso degli Stati Uniti aveva approvato all’unanimità l’Aiutare le vittime americane afflitte da attacchi neurologici (Havana Act), per garantire il sostegno finanziario alle persone che soffrivano di sintomi neurologici associati alla sindrome dell’Avana. (oggiurnal)

Altri quattro diplomatici statunitensi che lavorano a Ginevra e Parigi si sono ammalati di una sospetta patologia neurologica nota come Sindrome dell'Avana che potrebbe essere causata dall’utilizzo intenzionale di nuove armi militari basate sulle neurotecnologie. (Tiscali.it)

La Cia infatti dopo mesi e mesi di indagini ha ammesso per la prima volta come il malore sofferto da centinaia di americani all’estero, per lo più personale diplomatico e membri delle loro famiglie, non è stato causato dall’azione di potenze straniere. (la voce d'italia)

Come qualunque fenomeno apparentemente inspiegabile, la cosiddetta Sindrome dell’Avana ha fatto parlare molto di sè negli ultimi anni. Si era inizialmente ipotizzato che l’origine degli starni malesseri potesse essere ostile, una sorta di arma innovativa manovrata da qualche potenza mondiale, come la Russia (ticinolive)

Circa 1.000 casi totali sono stati contati dalla CIA, che ci ha voluto vedere chiaro per scongiurare il rischio di un attacco non convenzionale allo staff Usa all’estero. L’ultimo report di Langley sembra non solo rinnegare la tesi russa, ma più in generale l’esistenza scientifica della sindrome. (La Voce di New York)