‘Ndrangheta, muore a 33 anni il pentito di Reggio Calabria Antonino Filocamo: era a Lecce sotto protezione [DETTAGLI]

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‘Ndrangheta, Davi: “incredulo per la morte del pentito Filocamo, non era depresso”. “Apprendo con incredulità la notizia della morte del pentito FILOCAMO

Nella stanza dove e’ stato trovato morto il pentito non ci sono tracce di colluttazione, non sarebbero stati trovati neanche biglietti che possano lasciare intendere la volontà di uccidersi.

Vicino alla cosca Serraino, Filocamo era stato arrestato l’estate scorsa nell’ambito dell’operazione “Pedigree”. (Stretto web)

La notizia riportata su altre testate

Subito dopo aveva deciso di collaborare con i pm di Reggio Calabria Stefano Musolino e Walter Ignazitto e con la Dda guidata dal procuratore Giovanni Bombardieri. Tra poche settimane doveva iniziare il processo alla cosca Serraino (Zoom24.it)

Ci siamo sentiti e scritti venerdì e ci siamo ripromessi che ci saremmo visti a breve”. “Suicidio? 5 Maggio 2021 09:45. Reggio Calabria, muore il pentito Antonino Filocamo. (Stretto web)

Il suo corpo è stato trovato dalle forze dell'ordine allertate dai familiari che non avevano notizie di lui da alcune ore, nell'appartamento nel centro di Lecce dove il pentito di Reggio Calabria, inserito nel programma di protezione, si trovava. (Antimafia Duemila)

Arresti 'ndrangheta. Bloccata una organizzazione dedita al narcotraffico internazionale. (LaPresse) Colpo alla ‘Ndrangheta nell’ambito dell’operazione “Platinum-DIA” con arresti in tutta Italia e all’estero. (LaPresse)

Filocamo, pentito di ‘ndrangheta, viveva sotto protezione a Lecce ed era stato arrestato la scorsa estate durante l’operazione “Pedigree”, perché ritenuto vicino alla cosca Serraino. Tra poche settimane avrebbe dovuto prender parte al processo nei confronti della cosca Serraino. (Tempo Stretto)

Tempo di lettura 3 Minuti. REGGIO CALABRIA – Appena 33 anni e già un esponente di spicco della cosca Serraino di Reggio Calabria. L’attentato all’epoca aveva scosso gli ambienti della ‘ndrangheta reggina perché Nino Gullì non era un semplice gregario dei clan. (Quotidiano del Sud)