A 40 anni dalla Strage di Bologna: "Nar trattati come star"

L'HuffPost INTERNO

“Non hanno mai collaborato, oggi sono pienamente liberi e spesso trattati come star”, ha detto, riferendosi a Francesca Mambro e Giusva Fioravanti, condannati come esecutori materiali della strage.

Niente corteo, persone distanziate, ma comunque molto partecipata: mille persone all’interno della piazza - cioè il numero massimo consentito - altrettante ai lati.

La rabbia, la richiesta di verità e giustizia rimane molto forte, per una strage ancora senza verità: “Si voleva colpire Bologna la rossa. (L'HuffPost)

Ne parlano anche altri media

Secondo un tweet di Andrea Palladino, documentarista e autore di libri proprio sulla bomba del 1980 alla manifestazione romana ha preso parte lo stesso Ciavardini. In serata è prevista una manifestazione «negazionista» anche a Bologna (Corriere della Sera)

Prima del silenzio è stato letto il seguente comunicato:. “Oggi 2 agosto 2020, a distanza di 40 anni dalla strage si osserveranno due minuti di silenzio, il primo minuto per le 86 vittime, il secondo minuto sarà per la verità non ancora ottenuta”> > NESSUNO DI NOI ERA BOLOGNA (Rietinvetrina)

La più piccola si chiamava Angela Fresu, era un angioletto di 3 anni. Gente normale, di tutte le età e provenienze che sapeva di vita quotidiana: chi lavorava, chi stava andando in vacanza e chi rientrava dalle ferie. (Corriere della Sera)

).Tutta roba “cucinata” con il supporto del Mossad, oltre che della Cia e dei servizi italiani. Con Giorgio Napolitano al Viminale, e poi per nove anni al Quirinale, non un documento è stato fatto uscire dagli archivi più nascosti. (L'AntiDiplomatico)

E stragi crudeli, terribili, come quella alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che causò 85 morti e 200 feriti e che, nonostante la condanna definitiva dei tre autori neofascisti, continua a essere avvolta nel mistero. (Corriere della Sera)

Poco dopo Carlo Alberto partì per Bologna: allora non c’erano i telefonini e per avere notizie immediate occorreva recarsi sul posto. Conoscere la verità è un diritto non soltanto di noi famigliari delle vittime, ma di tutto il Paese». (La Gazzetta di Modena)