Coronavirus, l’Europa riapre le frontiere esterne: ok a 15 Paesi, ma non agli Usa. Sì alla Cina

Il Fatto Quotidiano ESTERI

La lista sarà rivista ogni 14 giorni, con l’aggiunta di nuovi paesi a seconda delle rispettive curve epidemiologiche.

Il sì a Pechino condizionato alla reciprocità, mentre l'esclusione degli Stati Uniti era ampiamente attesa anche a Washington.

Una scelta già ampiamente annunciata nei giorni scorsi, e che anche Washington, come da giorni riportavano i media americani, davano ormai per scontata.

La lista sarà rivista ogni 14 giorni. (Il Fatto Quotidiano)

Su altre fonti

Il nodo da sciogliere è sicuramente quello riguardante gli Stati Uniti, vista l’importanza cruciale che ricopre dal punto di vista diplomatico. L’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borell, poche settimane fa che dal primo luglio le frontiere dell’Unione Europea sarebbero state gradualmente riaperte. (Buongiorno Slovacchia)

Ma le autorità prima di concedere l’ok all’ingresso di cinesi vorrebbero che la controparte facesse lo stesso con i cittadini europei. Non figurano in queste liste Cina e Regno Unito, anche se per motivi diversi. (idealista.it/news)

La lista, con l’ingresso o cancellazione di altri stati in base alla curva dei contagi, verrà aggiornata ogni due settimane. Ad assumere la decisione i 27 stati membri con l’aggiunta di altri quattro Paesi che compongono lo spazio Schengen (Islanda, Norvegia, Svizzera e Liechtenstein). (Corriere dell'Umbria)

L'Unione europea riapre, dal primo luglio, le sue frontiere esterne a 15 paesi terzi, tra cui la Cina ma a condizione di reciprocità. L'elenco comprende 15 paesi: Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea del Sud, Thailandia, Tunisia, Uruguay e la Cina, soggetta alla conferma della reciprocità. (Italia Oggi)

Il nodo da sciogliere è sicuramente quello riguardante gli Stati Uniti, vista l’importanza cruciale che ricopre dal punto di vista diplomatico. L'Unione europea ha indicato una lista di 18 paesi, considerati sicuri. (Wired Italia)

Uno Stato membro non dovrebbe decidere di revocare le restrizioni di viaggio per i paesi terzi non elencati prima che ciò venga deciso in modo coordinato. Possono, in piena trasparenza, eliminare solo progressivamente le restrizioni di viaggio verso i paesi elencati, precisa la nota. (Gazzetta di Parma)