Così la terza dose riduce ospedalizzazioni e forme gravi di Covid. L’uso di farmaci immunomodulatori e antiif…

La Stampa SALUTE

Infatti, altri studi condotti utilizzando le stesse molecole in soggetti più gravi hanno confermato la loro validità nel migliorare la prognosi della malattia.

In entrambi i casi si tratta di due importanti comunicazione che permettono in prospettiva di migliorare l’armamentario terapeutico per contrastare ancor più efficacemente la malattia COVID-19

Di pari passo alle conferme scientifiche sulla necessità della terza dose anti-Covid per diminuire i ricoveri in ospedale e le forme gravi della malattia, procedono gli studi internazionali sulle terapie con nuovi farmaci. (La Stampa)

Ne parlano anche altre testate

Maggiore flessibilità contro le mutazioni. “Questo vaccino a doppia azione fornirebbe maggiore flessibilità contro le mutazioni e, poiché le cellule T possono essere incredibilmente longeve, potrebbe anche fornire un’immunità più duratura. (Tiscali Notizie)

A questi farmaci si aggiungono poi gli anticorpi monoclonali che, a seconda dei casi, vengono già somministrati negli ospedali. Noi non sappiamo se continuando a circolare questo virus possa diventare più aggressivo anche nei confronti dei bambini (San Marino Rtv)

All'interno del campione 58 partecipanti non erano stati colpiti da Covid-19 nella prima ondata nonostante l'alto rischio di esposizione. Un gruppo della University College London ha identificato dei potenziali nuovi bersagli nel coronavirus. (Wired Italia)

Ma perché arrivano solo ora? Il primo riguarda la produzione, più lenta rispetto a quelli già in commercio; il secondo aspetto è legato alle strategie aziendali e ai mancati accordi con i colossi farmaceutici di lungo corso (Il Sole 24 ORE)

Questi risultati confermano, sia quelli di altri studi sia quanto emerge nella pratica corrente, vale a dire che la vaccinazione è molto efficace nel proteggere dalle forme più gravi di malattia. In entrambi i casi si tratta di due importanti comunicazione che permettono in prospettiva di migliorare l’armamentario terapeutico per contrastare ancor più efficacemente la malattia COVID-19 (La Stampa)

Si tratterebbe di vaccini di ultima generazione, che garantirebbero una protezione efficace contro le mutazioni del Covid. Il risultato si otterrebbe progettando dei sieri in gradi di attivare le cellule T , ovvero quelle della memoria immunitaria, così da attaccare le cellule infette e spegnere il Covid sin dall’inizio. (Corriere dello Sport.it)