Focolaio in Veneto: la cena in Serbia, il no al ricovero e all'isolamento. Ecco come è partito

L'HuffPost INTERNO

Così, alcuni giorni dopo una cena con un soggetto contagiato e il rientro in Italia, è nato un nuovo focolaio in Veneto, in provincia di Vicenza.

Lo spiega, tra gli altri, il Corriere del Veneto.

E, intanto, Zaia ha annunciato per lunedì un’ordinanza più restrittiva, arrivando a chiedere al governo trattamenti sanitari obbligatori per chi è positivo e il carcere per chi viola l’isolamento.

Si legge ancora sul Corriere del Veneto:

Tutto è partito da un viaggio in Serbia (L'HuffPost)

La notizia riportata su altri media

È la prima volta che il mondo si trova ad assistere ad una scena simile. Vestita da sposta ha soccorso una Signora che era stata appena investita ed aveva una gamba incastrata tra le lamiere di due auto. (AssoCareNews.it)

«In questo caso - ha rilevato Zaia - l’indagine è risultata difficoltosa per la negazione di alcuni dati, come lavoro e contatti». «Il 28 giugno - spiega Zaia - è andato al pronto soccorso, effettuando il tampone e risultando positivo, ma rifiutando il ricovero. (Il Giornale di Vicenza)

Sarà presentata oggi alla Procura di Vicenza una segnalazione al fine di valutare se vi siano eventuali elementi di indagine o profili di colpevolezza da parte dell'imprenditore vicentino che, pur essendo consapevole della propria positività al coronaviru (Today)

Una spia del fatto che il virus circola e che, se non si rispettano le misure, si trasmette con facilità». E’ fondamentale che ci sia un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio, perché non possiamo star lì a discutere con una persona che rifiuta di farsi ricoverare». (La Stampa)

Spiega il direttore dell'Unità Operativa Complessa di Microbiologia e Virologia dell'Università di Padova: «Non abbiamo nessun controllo sull'indice di contagiosità. (PadovaOggi)

Si migliora la situazione dicendo la verità ai cittadini: siamo ancora in pandemia, l'Italia non è un'isola e non ha eliminato del tutto il virus", sottolinea Crisanti. Lo afferma il virologo Andrea Crisanti intervistato da Stampa, Repubblica e Giornale. (Oggi Treviso)