Il disastro di Letta agita i moderati dem che ora guardano al congresso

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Il Pd è una pentola a pressione pronta ad esplodere: in molti, specie tra parlamentari moderati e riformisti, pensano che Enrico Letta abbia sbagliato strategia.

La strategia a Giorgia, la tattica sul campo a Letta», ammette con ironia Andrea Delmastro Delle Vedove

L'intesa con Carlo Calenda, un altro segmento della «draghizzazione», non c'è più.

Può essere il primo atto di un progressivo aumento d'intensità che porterà al congresso: quello che Letta dovrà affrontare dopo le elezioni. (ilGiornale.it)

Se ne è parlato anche su altri giornali

Non è molto, eppure questo è oggi l’argine fondamentale per scongiurare che l’Italia rilanciata da Mario Draghi assomigli domani all’Ungheria di Viktor Orban Il male supposto è la separazione politica ed elettorale tra Renzi e Calenda da una parte e il Partito Democratico dall’altra. (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Tra disastri comunicativi (“gli occhi della tigre” resteranno nella storia di questa campagna elettorale) e alleanze usa e getta, il segretario Pd deve cominciare a guardarsi le spalle. Stavolta nessuno dirà a Letta: Enrico, stailgi sereno (Secolo d'Italia)

Ma la domanda è inevitabile: i commentatori di sinistra si sono accorti solo adesso che il Pd è in crisi? Ora quel rapporto Pd-alleati non ti piace più? (Liberoquotidiano.it)

La soluzione, spiega chi è al lavoro su dossier candidature, dovrebbe arrivare nel weekend. "Noi siamo convinti che il Pd sarà il primo partito", ha spiegato Francesco Boccia indicando implicitamente una 'svolta' nella campagna Pd. (Adnkronos)

«L’unico confronto che regge il leader di Azione – aggiungono dal Nazareno – è con il suo specchio Né si fa trovare dagli emissari delle correnti dem, che in queste ore vorrebbero rassicurazioni sul destino dei propri esponenti. (ilmessaggero.it)

Pd, il “Fatto” su Franceschini. A finire sulla graticola è poi l’ex ministro della Cultura. E poi il padre nobile, anch’egli erede della Dc: nemmeno Romano Prodi ha fatto mancare il suo sostegno, sempre influente, all’operazione Calenda (Secolo d'Italia)