Punto ea capo. Bibi minaccia un altro voto | il manifesto

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Dopo aver corso veloce da mercoledì sera fino a ieri mattina, lo scrutinio in Israele si è fermato all’89%.

Un voto che non ha risolto lo stallo politico che ha portato gli israeliani alle urne per quattro volte in due anni.

Oggi perciò dominerà ancora l’incertezza sui risultati definitivi delle elezioni di martedì per il rinnovo della Knesset.

Sarà completato solo questa sera e includerà anche i 450mila voti espressi nei seggi speciali da militari, detenuti, malati di Covid e persone in quarantena. (Il Manifesto)

Ne parlano anche altri media

La coalizione, formata con i partiti ultra-conservatori Shas e UTJ, si fermerebbe quindi tra 46 e 48 seggi. A tali dichiarazioni ha risposto Lapid, sostenendo a sua volta di voler formare una maggioranza in grado di garantire “un Governo senza i voti dei razzisti e degli omofobi”. (Money.it)

Restano infine i palestinesi: gli arabo-israeliani, il 21% della popolazione dello stato ebraico, che incominciano ad essere politicamente corteggiati perfino da Netanyahu Se la distinzione parlamentare fosse solo fra centro-destra e centro-sinistra, Netanyahu godrebbe di una solida maggioranza. (ISPIonline)

A questa situazione complicata si aggiunge la certezza che una quinta elezione difficilmente riuscirà a spostare di molto gli equilibri. La corrispondenza di Massimo Caviglia. E’ ancora presto per capire se Israele riuscirà ad avere un nuovo governo o se tornerà alle urne per la quinta volta in due anni. (San Marino Rtv)

Intervistato in un talk show, Berdowski ha paragonato la Ever Given a "una balena molto pesante arenata sulla spiaggia". Ever Given possiede infatti una tripla anima. (Yahoo Notizie)

Secondo Netanyahu, “una chiara maggioranza” degli eletti alla Knesset condivide la “sua politica” e per questo intende spendere le prossime settimane “parlando con tutti i deputati” che possono aiutarlo a costruire un governo stabile. (OggiNotizie)

E’ stata una notte da incubo per Benjamin Netanyahu. Dall’annuncio trionfale della «grandissima vittoria» all’ultimatum «o con me o le quinte elezioni anticipate». (La Stampa)