L'Unesco rimuove Liverpool dai siti patrimonio dell'umanità

Tuscia Web ESTERI

L'Unesco rimuove Liverpool dai siti patrimonio dell'umanità. Regno Unito - A causa dei lavori sul porto della città, che hanno causato un “grave peggioramento delle condizioni” - La sindaca ha annunciato di voler presentare ricorso

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La notizia riportata su altri media

Il Liverpool Marine District è stato nominato Patrimonio dell’Umanità nel 2004 e pochi anni dopo, nel 2012, è stato incluso nell’elenco dei patrimoni in pericolo. La Valle dell’Elba, in Germania, e il santuario dell’Orice d’Arabia in Oman, in Medio Oriente, sono gli altri punti che hanno già perso il loro status di Patrimonio dell’Umanità (Giornale Siracusa)

La decisione del Comitato Unesco è arrivata senza dubbio grazie al blocco del passaggio delle grandi navi nel bacino di San Marco e nel canale della Giudecca a partire dal prossimo 1º agosto. Tra i più soddisfatti della decisione del Comitato Unesco c’è Enrico Giovannini (TeleAmbiente TV)

Secondo l'Unesco Venezia non è in pericolo. Per la terza volta il Comitato del Patrimonio Mondiale ha votato per non aggiungere la Serenissima all'elenco dei siti a rischio. La piazzetta di San Marco durante un’acqua alta. (Il giornale dell'Arte)

IL FUTURO DI VENEZIA SECONDO FRANCESCHINI. “Scongiurata l’iscrizione di Venezia nella lista del patrimonio dell’umanità in pericolo”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Dario Franceschini. In questi giorni è riunito in Cina il Comitato del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. (Artribune)

Giovedì Venezia è riuscita a malapena a evitare la designazione della città da parte dell’UNESCO come “Patrimonio dell’umanità in pericolo”. Devi trovare nuovi sbocchi. (Travely.biz)

Diciassette anni più tardi, l'agenzia dell'Onu fa un passo indietro, anzi, ribalta del tutto il suo giudizio e revoca il titolo. Una decisione quasi inedita - presa soltanto in altri due casi - che lascia sgomenti gli amministratori locali, fa gridare all'ingiustizia e alimenta pure polemiche e rivalità politiche locali. (La Stampa)