Autismo, due genitori: "Bocciate nostro figlio, non è pronto per la maturità"
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Non potevo non raccogliere l'appello di una famiglia che ama e lotta per il proprio figlio.
Autismo, la storia brianzola. Lockdown, zone rosse e chiusure generalizzate hanno rallentato il percorso di formazione del 19enne Alessandro che frequenta l'ultimo anno del liceo artistico di Giussano.
I due anni di emergenza sanitaria hanno rallentato il percorso di inclusione di un ragazzo con autismo di Seregno (Prima Monza)
La notizia riportata su altre testate
I genitori contestano che comunque vada il ragazzo sarà promosso "per legge" nonostante che per il suo percorso di crescita e di relazione sarebbe necessario un altro anno di scuola. "Quando le norme non ci assistono - ha sottolineato Sasso - in attesa di cambiarle vanno messi in campo buon senso e cuore". (IL GIORNO)
Ne è autrice Marilena Gubbiotti, che sta lavorando alla stesura di un progetto che mette in relazione autismo, disabilità intellettiva e disfunzioni urinarie/intestinali. L'impegno di Michele De Angelis e Marilena Gubbiotti. (Qui News Arezzo)
Per tanti altri studenti sarebbe una fortuna, ma non per Alessandro Perego. Mi sono rivolta a Sasso perché non posso più permettere che anche altri perdano tutti i progressi e tornino nel limbo (QUOTIDIANO NAZIONALE)
"Quando le norme non ci assistono - ha sottolineato Sasso - in attesa di cambiarle vanno messi in campo buon senso e cuore". Secondo i genitori, infatti, non ha potuto "cementare" le competenze relazionali di cui necessita', venute meno con la pandemia. (Concorezzo.org)
Nel tempo questi studi sulla tipologia dei disturbi urinari ed intestinali nei soggetti autistici e sui possibili trattamenti sono stati pubblicati su importanti riviste scientifiche internazionali e i risultati, unici nel loro genere, sono stati al centro di congressi internazionali. (ArezzoNotizie)
E poi Stefano Belisari di ‘Elio e le storie tese’ di recente ha fatto un appello dichiarando che quello dell’autismo è un tema che non interessa a nessuno a meno che non si abbia una persona che ne soffre in famiglia (La Repubblica)