Il vescovo di Kiev e l'orrore: "Fossa comune con 500 morti. Mani legate e colpo in testa"

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ilGiornale.it ESTERI

E ogni giorno i «rifiuti umani» aumentano, mentre la diplomazia di guerra - travestita da diplomazia di pace - seguita a giocare sporco.

Soldati (russi e ucraini) «gemellati» nel massacro, insieme con i cadaveri più innocenti di tutti: i corpi dilaniati dei civili.

Vittime e carnefici, stesso destino insanguinato che il distopico «pacifismo delle armi» allungherà chissà fino a quando.

Umani, certo, ma pur sempre «rifiuti». (ilGiornale.it)

La notizia riportata su altri media

E ha aggiunto: "Non pensavo che sarei riuscito a sopravvivere perché la capitale in tre giorni era quasi circondata. Vuol dire che sono state assassinate in un modo crudele, nello stesso modo in cui ai tempi di Stalin assassinarono gente innocente gettandola in fosse comuni". (Gazzetta di Parma)

Orrori senza eco. Ci stiamo abituando alla guerra in Ucraina, ormai una dicitura, una didascalia che cristallizza la distanza. (LaC news24)

“La portata delle uccisioni illegali, compresi gli indizi di esecuzioni sommarie nelle aree a nord di Kiev, è scioccante. (Nella foto l’arcivescovo di Kiev mentre benedice alcune salme a Bucha) (Secolo d'Italia)

Anche perché a nessuna delle parti in causa converrebbe mostrare l’uso della tortura come arma sistematica applicata ai prigionieri. A rivelarlo sono stati i servizi di Kiev, secondo cui il protagonista di questa vicenda si chiama Konstantin Solovyov, un soldato russo appartenente all’11esimo corpo di armata dell’esercito di Mosca. (InsideOver)

Al contrario i russi, dopo essere stati costretti a ripiegare da Kharkiv, sono concentrati più che mai per ottenere il completo controllo del Donbass, ma le forze di difesa resistono e li rallentano. Nel frattempo sono in corso trattative per l’evacuazione di almeno 60 persone, i feriti più gravi ed i medici (Giornale di Sicilia)

L’alto prelato ha raccontato che durante l’assalto a Kiev delle truppe russe non pensava che sarebbe “riuscito a sopravvivere perché la capitale in tre giorni era quasi circondata. Shevchuk ha definito i 78 giorni di guerra in Ucraina , come “78 giorni di lacrime, di fiumi di sangue che scorrono sul terreno ucraino” (Il Fatto Quotidiano)