Strage di Bologna, dal Pd alle opposizioni la politica chiede verità. Crimi: "Conte amplierà la direttiva Renzi"

La Repubblica INTERNO

Mariastella Gelmini (@msgelmini) August 2, 2020. A distanza di 40 anni la #StrageDiBologna rimane una delle pagine più dolorose dell'Italia.

(@FrancescoLollo1) August 2, 2020. Sono passati 40 anni da quella mattina.

Un abbraccio ai familiari vittime.

La #StrageDiBologna è una ferita ancora aperta per i familiari delle vittime, per la città e tutto il Paese, per le istituzioni.

pic.twitter.com/ZAXZj0t8iK — Andrea Martella (@andreamartella) August 2, 2020. Il segretario del Pdsottolinea su Facebook il dovere di trovare la verità: "40 anni fa la Strage di Bologna. (La Repubblica)

Ne parlano anche altri media

Parte da qui lo speciale «Bologna, la storia di una strage» (Sky Tg24, disponibile on demand). E stragi crudeli, terribili, come quella alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che causò 85 morti e 200 feriti e che, nonostante la condanna definitiva dei tre autori neofascisti, continua a essere avvolta nel mistero. (Corriere della Sera)

Dopo 40 anni di menzogne e stanchi della solita retorica, vogliamo che venga detta la verità. Tante domande, fatti evidenti, piste e ricostruzioni che non hanno mai avuto una risposta e un approfondimento. (Rietinvetrina)

Con Giorgio Napolitano al Viminale, e poi per nove anni al Quirinale, non un documento è stato fatto uscire dagli archivi più nascosti. ).Tutta roba “cucinata” con il supporto del Mossad, oltre che della Cia e dei servizi italiani. (L'AntiDiplomatico)

Vi dirò che quello che come presidente del Senato abbiano fatto concretamente perché emerga dopo 40 anni la verità». Il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, 40 anni dopo definisce quel 2 agosto «una pagina buia della nostra storia. (Corriere della Sera)

La più piccola si chiamava Angela Fresu, era un angioletto di 3 anni. Gente normale, di tutte le età e provenienze che sapeva di vita quotidiana: chi lavorava, chi stava andando in vacanza e chi rientrava dalle ferie. (Corriere della Sera)

Conoscere la verità è un diritto non soltanto di noi famigliari delle vittime, ma di tutto il Paese».Non si placa la sete di giustizia di Carlo Alberto Lugli. Poco dopo Carlo Alberto partì per Bologna: allora non c’erano i telefonini e per avere notizie immediate occorreva recarsi sul posto. (La Gazzetta di Modena)