Questionario della vergogna, l'assessora Funari: "Tutta colpa del vuoto normativo regionale"

Repubblica Roma INTERNO

"Sicuramente ciò che non ha funzionato e che non funziona è un vuoto normativo nazionale e anche regionale.

Ci sono diverse proposte di legge depositate relative al ruolo del caregiver familiare, che eviterebbero anche errori procedurali e che consentirebbero di mettere in campo una cornice seria".

All'indomani del caso esploso sul questionario inviato dal Campidoglio ai familiari dei disabili gravissimi, chiedendo loro anche di esprimere un voto da zero a quattro su quanto si vergognino dei loro figli, l'assessora capitolina alle politiche sociali Barbara Funari prova a spiegare come si è arrivati a quel documento-vergogna

(Repubblica Roma)

Se ne è parlato anche su altri giornali

La seconda finalizzata a verificare la qualità della rete familiare e amicale su cui il caregiver può eventualmente contare per un supporto psicologico ed organizzativo. (Tuscia Web)

Dopo il questionario della vergogna, un altro schiaffo ai disabili: tagliati i contributi ai caregiver di Marina de Ghantuz Cubbe. (Repubblica Roma)

Con conseguenti umiliazioni e difficoltà per chi presta assistenza alle persone non autosufficienti Il contributo di cura che viene dato a persone con disabilità gravissima seguite da un caregiver oscilla invece dai 400 ai 700 euro. (Open)

Annessa alla delibera c'è un'autocertificazione da compilare e firmare, fin qui tutto bene perché serve per dichiarare il proprio ruolo. Quando si chiede di monitorare appunto lo stress - continua Funari riferendosi ai questionari della discordia - ci si deve riferire ad elementi oggettivi. (RomaToday)

Dunque i familiari di un disabile dovrebbero dichiarare non solo i disagi ma quanta vergogna, addirittura “risentimento”, provano per la loro situazione ma ci si chiede chi mai risolverebbe il loro eventuale scompenso emotivo. (Start Magazine)

Presentata come “uno strumento di valutazione del carico assistenziale, in grado di analizzarne l’aspetto multidimensionale”, in realtà inutile, dannosa e prigioniera dei neologismi del linguaggio 4.0. (Tecnica della Scuola)