Legge elettorale, oggi la decisione della Consulta sul referendum “leghista”

La Stampa INTERNO

Come riportato negli scorsi giorni da Repubblica , cinque Regioni – tra quelle proponenti il quesito – hanno chiesto che sia impugnata la legge del 1970 che regola i referendum.

Per le cinque Regioni il termine di 60 giorni, tuttavia, risulterebbe troppo arbitrario.

Se arrivasse il via libera della Consulta, un’eventuale vittoria del sì al referendum potrebbe stravolgere il sistema elettorale in vigore. (La Stampa)

La notizia riportata su altri giornali

"Questa decisione, insieme alla proposta della maggioranza di una legge elettorale proporzionale, apre definitamente le porte al ritorno della prima Repubblica" commenta l'azzeccagarbugli leghista Roberto Calderoli. (Today)

Come ha spiegato negli ultimi giorni Dario Franceschini, è un sistema che permette la corsa solitaria pur sapendo che dopo le elezioni si dovrà convergere. L’unica legge, dopo mesi di discussione, che tiene insieme i pezzi del governo. (Il Sole 24 ORE)

I partiti politici avevano trovato l’appoggio di otte Consigli regionali, governati tutti dal Centrodestra: Veneto, Piemonte, Lombardia, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Liguria (in questo modo avevano evitato la complicata raccolta firme). (il Dolomiti)

51/2019 per la ridefinizione dei collegi in attuazione della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Abbiamo chiesto un commento al coordinatore regionale della Lega in Molise, l'onorevole Jari Colla: «Trovo incredibile che venga negata al popolo la possibilità di esprimersi a favore di un sistema elettorale utilizzato nei paesi evoluti del mondo. (Termoli Online)

In più, ma su questo la Corte chiamata a decidere solo sull'ammissibilità non interverrà, «sarebbero forti i dubbi di incostituzionalità». In base a ciò che filtra da palazzo della Consulta, i giudici sarebbero orientati a bocciare il referendum. (Il Messaggero)

Oggetto della richiesta referendaria erano, in primo luogo, le due leggi elettorali del Senato e della Camera con l’obiettivo di eliminare la quota proporzionale, trasformando così il sistema elettorale interamente in un maggioritario a collegi uninominali. (Giornale di Sicilia)