Sì al suicidio assistito per Mario, Valeria Imbrogno (fidanzata di Dj Fabo): "E' un passo avanti ma la partit…

Articolo Precedente

precedente
Articolo Successivo

successivo
La Repubblica INTERNO

Sì al suicidio assistito per Mario, Valeria Imbrogno (fidanzata di Dj Fabo): "E' un passo avanti ma la partita non è vinta: alla politica non interessa fare una legge" di Ilaria Carra. Imbrogno commenta la decisione del Comitato etico dopo che la sentenza "Cappato-Dj Fabo" della Corte Costituzionale nel 2019 ha aperto la strada al riconoscimento di un diritto in assenza di una legge

(La Repubblica)

Ne parlano anche altre testate

Corsico (23 novembre 2021) – Il “Nuovo pacchetto economico per le imprese lombarde” mette a disposizione milioni di euro. Per dare massimo risalto ai bandi relativi agli incentivi già esistenti e fornire degli spunti per poter accedere ai finanziamenti disponibili, il Comune assieme ad Afol metropolitana organizza il workshop “Opportunità per le aziende per re-agire”. (MI-LORENTEGGIO.COM.)

Suicidio assistito, primo via libera ad un malato italiano: per il comitato etico dell'Asl delle Marche ci sono le condizioni per un uomo tetraplegico di 43 anni. Ha dichiarato Furio Honsell sul via libera da parte della Asl delle Marche al suicidio assistito per un malato tetraplegico. (Udine Today)

E questo, in buona sostanza, perché un Comitato etico non ha avrebbe facoltà giuridica di poter autorizzare un suicidio assistito. Il magistrato contraddice il taglio maggioritario dato alla notizia: "'Suicidio assistito, primo via libera ad un malato italiano', così titolano le testate che si occupano della vicenda di 'Mario', dopo il parere rilasciato dal Comitato etico regionale delle Marche. (il Giornale)

Secondo l'assessore ci sono delle "questioni tecniche da sciogliere" che fanno sì che la Regione Marche (e quindi l'Asur, Azienda Sanitaria Unica Regionale) non possa intervenire nel caso di Mario, il tetraplegico che ha chiesto accesso al suicidio assistito. (Il Resto del Carlino)

«Serve formazione - sottolinea Mina Welby - perché i trattamenti ci sono, esistono e i medici devono prepararsi anche ad aiutare le persone a morire dignitosamente». «I medici italiani devono formarsi su come dare il giusto aiuto al suicidio; in Italia non abbiamo persone formate come in Svizzera, Olanda, Belgio e negli Stati Uniti, dove da anni esistono leggi sul fine vita». (La Stampa)

Fu una pronuncia cauta per un verso, e per l’altro dirompente. Con la sentenza 242 del 2019 la Corte costituzionale si pronunciò sul suicidio assistito, dopo aver inutilmente atteso che il parlamento si occupasse in un modo o nell’altro della questione. (Il Manifesto)