Se una parte consistente di questi ultimi dovesse optare per il gran rifiuto, i social network si ritroverebbero con una rete di grandi inserzionisti dimezzata. Questo non vuol dire che l'azione dei grandi inserzionisti sia inutile, ma che ci vuole (anche) altro per impensierire Facebook. C'è quindi un terzo degli investitori pubblicitari pronto a tagliare le risorse che permettono a Facebook e compagnia di incassare.
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Scopriamo che fine ha fatto il progetto. Facebook non parla più di Libra ormai da parecchi mesi. La valuta sarebbe una “stablecoin” sostenuta da un paniere di valute sovrane come il dollaro, l’euro e lo yen. Il fatto che Libra possa successivamente avere successo dipenderà da una serie di fattori, come per esempio la robustezza della rete, ampiamente utilizzata da coloro che i meno abbienti devono pagare, fattore determinante del progetto.
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Per questo Zuckerberg potrebbe aver ragione nel dire che gli inserzionisti torneranno sulla piattaforma. In una riunione interna di Facebook, il CEO dell’azienda si è detto certo che tutti questi inserzionisti che hanno iniziato a boicottare Facebook torneranno sulla piattaforma molto presto. Molto semplicemente: se le aziende prendono a boicottare Facebook, Facebook perde un po’ di soldi, le aziende perdono TUTTA la loro visibilità, o quasi.
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Per molti non è facile eliminare Facebook ma spesso se ne sente la necessità. Per evitare di passare ore ed ore ad eliminare tutti i contenuti e definire nuove impostazioni per la privacy possiamo semplicemente chiudere Facebook con pochi click. Andiamo sulla pagina principale di Facebook e all’interno della barra di ricerca scriviamo “cancellare account“. Cancellare Facebook: backup ed eliminazione.
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I grandi advertiser che hanno aderito al boicottaggio rappresentano per Facebook una piccola porzione delle entrate totali dalla pubblicità, ha evidenziato Zuckerberg. Molti di questi marchi aderiscono alla campagna #StopHateForProfit contro il dilagare dell’hate speech e delle fake news sulla piattaforma. Dieci richieste per fermare l’odio su Facebook. WHITEPAPER CX: perchè l'intelligenza emotiva è importante per fidelizzare i clienti? Il ceo di Facebook, Mark Zuckerberg…
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Un dato da prendere in considerazione quando si parla del boicottaggio dell’advertising dei grandi marchi contro la piattaforma blu”. Zuckerberg ha perso Perdite per 7 miliardi. Mark Zuckerberg, vittima del boicottaggio di Facebook da parte dei big si ritrova ad aver perso già 7,2 miliardi di dollari di ricchezza personale. Mark Zuckerberg non fa nessun passo indietro sicuro del fatto che la maggior parte delle entrate di Facebook arriva da piccole imprese contro grandi marchi.
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Sospese le pubblicità su Facebook da parte di Coca-Cola, Levi Strauss, Uniliver, Honda, Verizon. Solo nel 2019 Microsoft aveva investito 116 milioni di dollari in pubblicità su Facebook e Instagram. Sospese le pubblicità su Facebook, da Starbucks a Microsoft un vero boicottaggio - Ultima modifica: da Calcola Bloomberg che le perdite ammontino già a circa 8 miliardi per la sospensione delle pubblicità su Facebook.
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No, la faccina rabbiosa non è un modo equivalente al Mi piace: serve, esatto, il Non mi piace. This content is created and maintained by a third party, and imported onto this page to help users provide their email addresses. Facebook non ha alcun interesse se non quello di rimuovere questi contenuti”. La vicenda, almeno nel suo capitolo più recente, parte dalla decisione di lasciare online alcuni post di Donald Trump
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Da quando però la fame sempre più vorace ha portato Facebook ad affiancare la Nike o la Adidas a campagne pubblicitarie politiche allora la cosa ha cominciato ad infastidire gli utenti che lo hanno segnalato in massa e le multinazionali non hanno potuto sottovalutare le loro richieste. I socials vivono di ciò che noi produciamo e postiamo accettando di farlo vedere ad altri, a volte perfetti sconosciuti.
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Facebook e le aziende che hanno sospeso l’advertising. Facebook boycott: la lista aggiornata delle aziende che hanno aderito alla campagna di protestsa. La stessa Facebook nel 2019 dichiarò ufficialmente che i primi 100 inserzionisti pubblicitari rappresentavano meno del 20% delle entrate. Le grandi aziende boicottano Zuckerberg, ma i primi 100 brand valgono solo il 6% delle entrate pubblicitarie del social network (70 miliardi di dollari nel 2019).
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La seconda opzione mette Facebook, e tutti i social media, sullo stesso piano degli altri editori, con le stesse responsabilità. La seconda opzione mette Facebook, e tutti i social media, sullo stesso piano degli altri editori, con le stesse responsabilità. Un survey di Kantar Dimension a maggio riportava che il social media è il mezzo di comunicazione di cui la gente ha meno fiducia. E dico epocali perché in soli 20 anni il social media ha davvero cambiato il…
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Vale a dire, 8 delle 100 aziende che spendono di più in assoluto in pubblicità. Se si prendono in considerazioni le operazioni globali di Facebook, i ricavi salgono a 69,7 miliardi. Facebook non teme il boicottaggio degli inserzionisti: i danni saranno davvero pochi, dice il WSJ. Alcune delle più importanti multinazionali hanno decido di avviare una campagna di boicottaggio contro Facebook. Complessivamente a maggio i 100 più grandi inserzionisti di Facebook hanno speso 529,6…
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Un’iniziativa di boicottaggio in piena regola che però non sembra preoccupare particolarmente Mark Zuckerberg. La mia previsione è che tutti gli inserzionisti torneranno abbastanza presto sulla piattaforma. Il CEO di FB sul boicottaggio dell’advertising. Lo testimonia una comunicazione rivolta dal CEO ai dipendenti del gruppo alla fine della scorsa settimana e resa pubblica oggi dalle pagine del sito The Information.
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La verità è che Facebook può controllare quello che vuole, ma la responsabilità deve partire da noi. D’altra parte la precisione degli algoritmi può essere così infallibile che anche un minimo contenuto ritenuto offensivo o contro il regolamento di Facebook può essere bloccato, sebbene a volte non sia così. “Il messaggio che le grandi aziende vogliono far arrivare con il boicottaggio è quello di controllare le decisioni…
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A togliere i loro spot, sull'onda della mobilitazione di Black Lives Matter, sono stati pesi massimi come Coca-Cola, Starbucks, Adidas e Unilever. "Non stabiliamo le nostre politiche sulla base della pressione sul fatturato", ha detto Zuckerberg ai dipendenti, "non stabiliamo le nostre politiche sulla base di nessuna pressione che possa arrivare dall'esterno, anzi, tendo a credere che se qualcuno ti minaccia perché tu faccia qualcosa, il risultato sia metterti in una situazione nella…
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Una restrizione, quest'ultima, che era stata adottata in seguito allo scandalo Cambridge Analytica. In concreto, come ha sottolineato il Wall Street Journal, per quanto possano apparire importanti i marchi che hanno voltato le spalle al social network, l'impatto concreto sui conti dell'azienda è per il momento davvero minimo. A togliere i loro spot, sull'onda della mobilitazione di Black Lives Matter, sono stati pesi massimi come Coca-Cola, Starbucks, Adidas e Unilever
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Vi ricordo infatti che qualche giorno fa girava la voce di un accordo segreto tra Zuckerberg e Donald Trump. Ma lasciando un attimo in disparte il motivo, come scrive Axios, è preoccupante vedere che un altro grande inserzionista, da sempre sulla piattaforma, in questo momento non sta rimpinguando le casse della piattaforma, soprattutto dopo i comportamenti di qualche giorno fa. Qualche giorno fa abbiamo parlato del social network Facebook e di come, in pochissimi giorni, abbia perso la…
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Ma si può fare un passo avanti ulteriore. Non è colpa del fondatore, ma è così che funziona il rapporto tra l’uomo e i social. Il primo filmato di risposta di Zuckerberg merita di essere guardato (per chi può e vuole vedere il video ). È sorprendente vedere tanti manager di multinazionali partecipare a un boicottaggio contro un’impresa multimiliardaria con la quale lavorano da tempo, presumibilmente con reciproca soddisfazione.
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La lista di aziende e brand che nei giorni scorsi hanno annunciato di non volere più fare pubblicità su Facebook (e Instagram) si fa ogni giorno più lunga. La Seconda adpocalypse è quindi una reazione a una narrazione che interessa da tempo il social, secondo cui Facebook sarebbe diventato uno spazio in cui polemiche, odio e risentimenti coprono tutto il resto. A dire il vero è da tempo che Facebook attira su di sé critiche sulla sua ambiguità nei confronti dei contenuti politici più estremi, specie da quando Trump è alla Casa Bianca.
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Con così tanti contenuti pubblicati ogni giorno, sradicare l’odio è come cercare un ago in un pagliaio”, ammette Clegg. Un altro marchio di abbigliamento, Eileen Fisher, aumenterà gli investimenti per la display, la piattaforma Rakuten e per l’influencer marketing. E ora dove pianifica chi ha boicottato Facebook? Le mosse di YouTube, Twitch e Reddit. Intanto, i concorrenti di Facebook non perdono tempo e annunciano l’adozione di nuove misure per bloccare i contenuti d’odio.
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Indicazioni che fanno pensare a un boicottaggio dei più noti social media, o quanto meno a una svolta, per quanto riguarda gli investimenti nel digital advertising. In risposta, venerdì scorso il chief executive di Facebook, Mark Zuckerberg, ha dichiarato l'intenzione di proibire l'incitamento all'odio nei messaggi pubblicitari e di voler proteggere meglio dagli attacchi gruppi come gli immigrati.
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