Il viaggio di Mohammad Rasoulof: da Cannes alla libertà

Il regista iraniano Mohammad Rasoulof ha compiuto un viaggio straordinario per presentare il suo ultimo film, "The Seed of the Sacred Fig", al Festival di Cannes 2024. Rasoulof, noto dissidente e bersaglio del regime iraniano, ha lasciato l'Iran in segreto, senza passaporto, affrontando un viaggio che sarebbe già di per sé un buon soggetto per un lungometraggio.

Il film e la fuga

"The Seed of the Sacred Fig" è stato immediatamente preso di mira dal regime iraniano. Il film racconta la storia di Iman, un giudice istruttore presso il tribunale rivoluzionario di Teheran, che si trova a dover gestire un movimento di protesta popolare che inizia a scuotere il Paese. Le figlie di Iman sostengono il movimento, mentre la moglie cerca di accontentare entrambe le parti.

Il viaggio di Rasoulof

Rasoulof ha impiegato quasi un mese per lasciare l'Iran e raggiungere Cannes, sfuggendo così alla condanna a 8 anni di prigione che gli è costata il suo nuovo film. Il regista ha attraversato le montagne a piedi, senza documenti, sconfinando e arrivando in Francia passando per la Germania.

Il successo a Cannes

Il film di Rasoulof, "The Seed of the Sacred Fig", è stato accolto con grande entusiasmo al Festival di Cannes. Per la prima volta da anni, la sedia vuota, simbolo di protesta per i Festival che valorizzano i film clandestini dei registi iraniani perseguitati e incarcerati in patria, viene occupata. Il film uscirà in Italia distribuito da Lucky Red e Bim.

Una finestra sull'Iran

"The Seed of the Sacred Fig" offre una finestra sull'abisso del popolo iraniano, mostrando le difficoltà e le sfide che devono affrontare coloro che cercano di resistere al regime. Il film è un potente strumento di denuncia e un tributo alla resistenza del popolo iraniano.

Il viaggio di Mohammad Rasoulof è un esempio di coraggio e determinazione. Nonostante le difficoltà e le minacce, Rasoulof ha continuato a fare ciò in cui crede: raccontare storie che mettono in luce la realtà della vita in Iran. Il suo film, "The Seed of the Sacred Fig", è un tributo alla resistenza del popolo iraniano e un potente strumento di denuncia contro il regime.

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