Quello che pensava Falcone dei collaboratori di giustizia

L'HuffPost INTERNO

Attenzione a scardinare la legge sui collaboratori di giustizia che si è rivelata uno strumento fondamentale nella lotta alle mafie.

Giovanni Falcone conosceva l’efficacia delle collaborazioni di alcuni esponenti di vertice di Cosa Nostra

Per Giovanni Falcone il fenomeno del pentitismo aveva ragioni precise e non erano affatto di scarsa rilevanza processuale.

Secondo Falcone i collaboratori di giustizia erano - e sono, aggiungo io - uno strumento investigativo indispensabile non tanto nell’interesse del beneficiario quanto piuttosto nell’interesse superiore della collettività. (L'HuffPost)

Ne parlano anche altre testate

E da qui scende ammanettato Giovanni Brusca. All’imbrunire il corteo di auto sulle quali sono stati divisi Giovanni Brusca, suo fratello Enzo e uno dei favoreggiatori, arrestati nell’Agrigentino, parte a forte velocità in direzione di Palermo. (L'Espresso)

AGGIORNAMENTO – Al termine della requisitoria la Procura generale di Palermo ha chiesto alla corte d’assise d’appello di confermare le condanne inflitte in primo grado a boss, ex carabinieri e politici imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia. (Livesicilia.it)

"Nel frattempo nasce Forza Italia", dice la procura generale,che descrive il presunto ruolo nella vicenda dell'ex senatore Marcello Dell'Utri che avrebbe "curato la tessitura dei rapporti tra Cosa nostra e 'ndrangheta e il potere politico. (Rai News)

Al dibattimento era imputato anche Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino. Partecipa al processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia da una localita’ riservata Giovanni Brusca, ex boss passato tra i ranghi dei pentiti scarcerato per fine pena, tra le polemiche, la settimana scorsa, dopo 25 anni di detenzione. (Grandangolo Agrigento)

La scarcerazione di Giovanni Brusca avvenuta nei giorni scorsi ha suscitato più di una polemica dando luogo a diverse prese di posizione sull’attualità della legge sui collaboratori di giustizia. Dall’altro, si processano alcuni esponenti delle istituzioni che avrebbero veicolato verso altri pezzi dello Stato le richieste dei boss al fine di pervenire ad un accordo tra lo Stato stesso (che alleggerì il carcere duro) e “Cosa Nostra” che non proseguì nel suo progetto stragista. (Live Sicilia)

Inizia con queste parole la requisitoria con cui il sostituto procuratore generale di Palermo, Sergio Barbiera, ha chiesto la conferma di tutte le condanne di primo grado relative al processo sulla trattativa Stato-Mafia. (LA NOTIZIA)