Elvis, la recensione | Cannes 75

La recensione di Elvis, il film di Baz Luhrmann in concorso a Cannes. C’è una e una sola forza in cui Baz Lurhmann crede: la forza del falso.

Parla ad esempio tantissimo di desiderio femminile Elvis.

Della sua potenza e della sua repressa esplosione, anche nelle relazioni con sua moglie e con le altre donne.

Desiderio e capitalismo, desiderio e amore, desiderio e senso di una vita in

Luhrmann si interessa al suo soggetto in quanto corpo mediatico che viene desiderato. (BadTaste.it Cinema)

La notizia riportata su altre testate

Il grande merito del regista australiano sta nel rivendicare la fedeltà di Elvis alle sue radici nere, ai sound indigeni di Memphis. Fuori concorso e vero evento della pre-chiusura, il monumentale “Elvis” di Baz Luhrmann mantiene molto di più di quel che promette. (L'HuffPost)

È un film godibile «Elvis», anche se altalenante a causa di un bombardamento audiovisivo suggestivo ma alla lunga faticoso, che prova a nascondere alcuni limiti di una sceneggiatura non sempre coinvolgente. (Il Sole 24 ORE)

L’ho amato. Elvis non registrò la canzone, ma si dice che l’abbia cantata a Priscilla quando si lasciarono (BadTaste.it Cinema)

Elvis non segnò solo la storia, ma la inseguì, e alla fine la sua energia e voglia di cambiamento ha conquistato l’eternità Lo stesso che nel 2013 ha oltremodo ridisegnato il mito di Jay Gatsby, con ancora Leonardo DiCaprio, protagonista assoluto in un mix di ispirazioni e contaminazioni. (Tiscali)

No words in the vernacular can describe this great event che è “Elvis” di Baz Lurhmann, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes. Ci voleva Baz Lurhmann per ricordarci che grande spettacolo è il cinema: spectacular spectacular! (Libertà)

You may be able to find the same content in another format, or you may be able to find more information, at their web site. Ecco subito un salto indietro nel tempo, non l’infanzia di Elvis, ma a come i due si sono incontrati. (Esquire Italia)