La Fed atterra l'Asia, euro in forte calo

Milano Finanza ECONOMIA

L'Asia apre male la giornata dopo una sessione in rosso da parte di Wall Street.

La Banca centrale del Giappone ha mantenuto oggi il suo tasso di interesse chiave a breve termine.

In calo anche l'oro dell'1% a 1.950 dollari l'oncia, mentre il petrolio Wti americano lascia sul terreno l'1,32% a 39,63 dollari il barile.

Alle ore 7:15 italiane il Nikkei cede lo 0,6%, l'Hange seng perde l'1,4% e così anche Shanghai (Milano Finanza)

Ne parlano anche altre testate

Fed e Boj raffreddano il mercato, Nikkei chiude in calo. Chiusura in calo per la Borsa di Tokyo al termine di una seduta condizionata dagli annunci delle banche centrali. Seduta negativa anche per il più ampio indice Topix che ha chiuso con una flessione dello 0,35% a 1.638,64 punti. (Il Sole 24 ORE)

Nel resto del listino le vendite sono generalizzate su tutti i settori, si salva solo Inwit che sale dello 0,44%. L'effetto Fed, che non ha annunciato nuove misure, si vede anche sul dollaro, che dopo la recente debolezza ha ripreso la via del rialzo contro le principali valute. (Il Sole 24 ORE)

Va ricordato che a giugno la stessa banca centrale stimava un 2020 a -6,5% e un +3,6-4,7% per il prossimo anno. Wall Street ha reagito positivamente alle indicazioni della Fed e alle parole del suo presidente: il Dow Jones sta guadagnando l’1,07%, lo S&P500 lo 0,65%, il Nasdaq lo 0,25%. (Milano Finanza)

b) I tassi non verranno rialzati almeno sino a quando ci sarà di nuovo piena occupazione ovvero secondo le loro inutili previsioni sino al 2025. c) NESSUNA ripeto NESSUNA possibilità di raggiungere l’obiettivo del 2 % sull’inflazione, almeno sino al 2023. (Finanza.com)

Prevista un'apertura al ribasso per le Borse europee, con gli investitori interessati principalmente all'esito della riunione della Federal reserve di ieri. In terreno negativo anche le Borse asiatiche, con Hong Kong al -1,41%, Shanghai al -0,75% e Tokyo al -0,67%. (Milano Finanza)

Le proiezioni rivelano che i componenti del comitato di politica monetaria non considerano davvero possibile che una delle due condizioni per un rialzo del costo del credito - un’inflazione al 2% che punti con decisione verso l’alto - sia soddisfatta nel 2023 (Il Sole 24 ORE)