Tumore gastrico e gastroesofageo: bemarituzumab più chemio migliora di 6 mesi la sopravvivenza globale #ASCO2021

PharmaStar SALUTE

L'incidenza di eventi avversi di ogni grado è stata simile tra il braccio di studio con bemarituzumab più chemioterapia e quello con sola chemioterapia (rispettivamente 100% versus 98,7%).

Annunciati all’ASCO i risultati dello studio di Fase 2 FIGHT, che ha valutato bemarituzumab associato a chemioterapia (mFOLFOX6) rispetto alla sola chemioterapia in pazienti in prima linea con carcinoma gastrico avanzato o gastroesofageo (GEJ) FGFR2b-positivi, HER2-negativi. (PharmaStar)

Se ne è parlato anche su altri giornali

È la soluzione proposta da un gruppo di ricerca guidato da studiosi dell’Università di Bologna. (askanews) – Sfruttare l’effetto fotoacustico, che permette di trasformare l’energia luminosa in onde sonore, per identificare e colpire selettivamente le cellule tumorali. (askanews)

"L’idea a cui stiamo lavorando è l'utilizzo di vettori virali capaci di 'infettare' selettivamente solo le cellule tumorali “Questo studio apre quindi alla possibilità di un impiego dell'effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di contrasto”. (BolognaToday)

Deve perciò concludersi che se fosse stato segnalato come doveroso ed agevole il sospetto, il paziente aveva almeno il 70 per cento di possibilità di sopravvivenza”. (Responsabile Civile)

La pubblicazione è avvenuta insieme all'Università di Bari, al Cnr di Bologna e al TranslaTUM (Germania) "Il prossimo passo - aggiunge Calvaresi - sarà riuscire a introdurre le molecole di fullerene in maniera selettiva solo all'interno delle cellule tumorali". (Giornale di Sicilia)

Ma il fullerene potrebbe fare di più: potrebbe per esempio essere impiegato anche per la cosiddetta fototerapia del cancro, tramite la creazione di piattaforme fototeranostiche. “L’idea a cui stiamo lavorando è l’utilizzo di vettori virali capaci di ‘infettare’ selettivamente solo le cellule tumorali (Bologna 2000)

Lo studio apre “alla possibilità di un impiego. dell’effetto fotoacustico nella diagnostica medica che permetta. di rilevare singole cellule tumorali attraverso nuovi mezzi di. contrasto”. La pubblicazione è avvenuta insieme all’Università di Bari,. (Corriere Quotidiano)